CASERTA – Il boss di Mondragone Augusto La Torre è stato condannato dal giudice monocratico del tribunale di Ivrea per aver diffamato il giornalista di “Cronache” Giuseppe Tallino. Il boss, detenuto in Piemonte, dovrà pagare 1000 euro di multa. Il giudice Antonella Pelliccia ha inoltre condannato La Torre al pagamento in favore della Libra Editrice di 3.000 euro di provvisionale ed al risarcimento del danno da quantificarsi in separata sede. Infine, dovrà pagare le spese di costituzione della parte civile per 1800 euro.
La Torre, in un’intervista resa nel 2018 ad un sito web, definì il cronista “pseudogiornalista” e “portavoce della Procura” in relazione a diversi articoli scritti da Tallino che a suo parere non corrispondevano al vero. Il giornalista presentò querela dando il via al procedimento. In aula, nel corso del procedimento, La Torre non solo non si è scusato per le sue affermazioni, ma ha anzi rincarato la dose, pronunciando all’indirizzo del cronista la parola “pennivendolo”, e accusandolo di “volere la scorta”. Un mese fa, dopo la requisitoria del pm, ha reso dichiarazioni spontanee affermando che le sue parole non erano tese a minacciare il giornalista, ma rappresentavano un esercizio del diritto di critica. Nel procedimento Tallino è stato rappresentato dagli avvocati Alessandra Bazzaro e Francesco Parente, con l’avvocato Gennaro Razzino a rappresentare la testata Cronache di Caserta, anch’essa costituita parte civile nel processo. La Torre è invece difeso dall’avvocato Alessio Michele Soldano.
I legali hanno depositato la documentazione giudiziaria a sostegno della fondatezza degli articoli scritti da Tallino e relativi all’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Napoli che negli anni scorsi aveva portato alla condanna di Antonio e Francesco Tiberio La Torre, rispettivamente fratello e figlio del boss; un’indagine nella quale emergevano anche elementi riferiti allo stesso Augusto La Torre. Quegli articoli, hanno spiegato i difensori del cronista, “generarono la rabbia del mafioso” che, dal carcere, rilasciò una lunga intervista a un giornale web casertano, in cui si sfogò duramente, prendendosela peraltro non solo con Tallino, ma anche con l’allora pm della Direzione Antimafia di Napoli, Alessandro D’Alessio (oggi Procuratore della Repubblica a Castrovillari), e con Maria Antonietta Troncone, in quel momento Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (poi divenuta Procuratore a Napoli Nord e oggi in pensione).
La Torre, a capo dell’omonimo clan affiliato ai Casalesi che operava nel comune di Mondragone e nelle zone limitrofe, è in carcere da 28 anni, ed è stato condannato per decine di omicidi tra cui da ultimo la strage di Pescopagano del 1990 (sei persone morte e otto feriti); è divenuto anche collaboratore di giustizia, ma gli inquirenti non gli danno troppo credito e definiscono la sua collaborazione “riduttiva”.