WELLINGTON – “Quello che è successo oggi è vergognoso. Terribile. Sbagliato. Ed è successo per colpa di un individuo. Non di una fede, non di una cultura, non di un’etnia. Ma di una persona, controllata da un’ideologia che qui non trova il supporto di nessuno e di nessuna comunità”. È con queste parole che la premier della Nuova Zelanda Jacinda Arden ha commentato oggi l’attacco terroristico compiuto da un estremista islamico alle 14.30 (ore 4.30 di Roma), in un supermercato ‘Countdown’ di Auckland. L’uomo, originario dello Sri Lanka, ha agito ispirandosi agli attacchi dello Stato islamico ed era sorvegliato dalle agenzie di sicurezza nazionale 24 ore su 24, perché potenzialmente pericoloso. In poco tempo, l’uomo è riuscito ad accoltellare sei persone, lasciandone tre in condizioni critiche. Arden era al corrente della minaccia rappresentata dall’attentatore, ma ha difeso le forze dell’ordine dicendo che non c’era ragione legale per detenerlo. “Se avesse fatto qualcosa che ci avesse permesso di metterlo in carcere, sarebbe stato in carcere”, ha detto la primo ministro. Il commissario della polizia Andrew Coster ha spiegato che il team di sorveglianza della polizia e un altro gruppo di specialisti avevano seguito l’uomo dalla sua casa nella zona periferica di Glen Elen fino al supermercato a New Lynn. Gli agenti non avevano però nessuna ragione di pensare che stesse pianificando un attacco oggi. Sembrava che l’uomo stesse andando a fare la spesa. “È entrato nel negozio come aveva fatto altre volte e ha preso un coltello là dentro” ha detto Coster, “i team di sorveglianza erano il il più vicino possibile per monitorare la situazione”.
I testimoni hanno riferito che l’uomo ha gridato “Allahu akbar”, ‘Dio è grande’, prima di iniziare ad accoltellare i clienti a caso, che hanno cominciato a scappare e a gridare. Quando l’attacco è cominciato, due poliziotti sono corsi dentro. Dopo aver rischiato di essere colpiti, gli agenti hanno ucciso l’attentatore con dieci colpi di pistola. La scena è stata ripresa da un passante.
L’attentatore viveva in Nuova Zelanda da dieci anni ed era monitorato dal 2016. Secondo le fonti ufficiali ha agito da solo. Tra le reazioni all’attentato c’è stata la condanna da parte della moschea Al Noor di Christchurch, una delle due che avevano subito l’attacco di un suprematista bianco nel 2019. L’imam Gamal Fouda ha dichiarato: “Stiamo dalla parte delle vittime di questo orribile incidente. Proviamo molto dolore a causa del terrorismo e non ci sono parole che possano far capire quanto condanniamo questo terribile atto”.
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