Atti desegretati. Le parole di Borsellino: “La scorta al mattino per essere ucciso la sera”

In occasione del 19 luglio, anniversario della sua morte, il senatore Nicola Morra ha dato luce ad alcune audizioni rese dal magistrato alla commissione parlamentare antimafia nel 1984

Oggi come trenta anni fa. La gestione delle scorte faceva discutere e fa discutere tutt’ora. A parlarne, nel 1984, fu Paolo Borsellino. Il magistrato ha combattuto la mafia, ha pagato con la vita il suo impegno contro la criminalità organizzata.  Era l’8 maggio e il giudice istruttore alla commissione antimafia parlamentare riferì dei problemi che il pool di cui faceva partel stava incontrando per condurre l’inchiesta che ha determinato il maxi-processo a Cosa Nostra.

Sono sei le udienze che ha tenuto a Roma, ed in una affronta la questione sicurezza che veniva garantita ai magistrati: “Buona parte di noi – riporta il Corriere della Sera – non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate, come avviene la mattina, perché il pomeriggio è disponibile solo una blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi, libero di essere ucciso la sera”.

Le parole di Borsellino sono emerse grazie alla volontà del senatore Nicola Morra di desegretare alcuni atti relativi alle relazioni del pool antimafia rese al Parlamento in occasione della ricorrenza del 19 luglio, anniversario dell’omicidio del magistrato che perse la vita con gli agenti Agostino Catalano, Water Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.

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