Aumentano i tempi medi di pagamento dell’amministrazione pubblica.

L'Italia detiene la maglia nera in tutta Europa. Ben 104 giorni per i pagamenti. Tempi molto più bassi in Spagna, Francia, Germania e Regno Unito

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA (LaPresse) – Dopo alcuni anni di progressiva diminuzione, dallo scorso mese di gennaio ad oggi, sono tornati ad aumentare i tempi medi di pagamento dell’amministrazione pubblica italiana. Lo scrive la Cgia che spiega: “Se nel 2017 il compenso veniva corrisposto dopo 95 giorni dall’emissione della fattura – contro i 30 stabiliti dalla normativa europea che possono salire a 60 per alcune tipologie di forniture, come quelle sanitarie – nell’anno in corso la media è salita a 104 giorni”.

In altri termini, nessun’altra Pubblica amministrazione in Ue salda i debiti commerciali con tempi così lunghi.

“Rispetto alla media europea, ad esempio, in Italia i ritardi sono superiori di oltre due mesi (precisamente 63 giorni)”. “Siamo maglia nera in Ue, nonostante le promesse fatte in questi ultimi anni”, dichiara Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi Cgia.

Alla luce di tutto ciò, alla Cgia sorge un dubbio

Che attendibilità può avere un debitore, in questo caso lo Stato italiano? Debitore che non conosce nemmeno l’ammontare complessivo delle risorse che deve ai propri creditori? Eppure lo Stato potrebbe monitorare lo stato di avanzamento dei pagamenti attraverso la propria piattaforma informatica. Dalla Cgia ricordano che, a seguito di questa situazione, nel dicembre scorso, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione a causa del sistematico mancato rispetto delle disposizioni europee contro i ritardi di pagamento.

“La nostra Pa – afferma il segretario della Cgia Renato Mason – non solo paga con un ritardo inaudito. Ma, quando lo fa, non versa più l’Iva al proprio fornitore”

“Pertanto, le imprese che lavorano per lo Stato, scontano anche il mancato incasso dell’Iva”. Iva che, “pur rappresentando una partita di giro, consentiva alle imprese di avere maggiore liquidità. Questa situazione ha peggiorato la tenuta finanziaria di moltissime piccole aziende”. Stando alle informazioni rese note dalla Ragioneria Generale dello Stato, attualmente il ministero dell’Economia ha informazioni “solo” sul 70 per cento circa dell’importo complessivo saldato ogni anno dalla Pa, che si aggira attorno ai 160 miliardi di euro. Pertanto, ben 48 miliardi di pagamenti ancora adesso non transitano attraverso la piattaforma informatica. Pur essendo costretti a imporre per legge la fattura elettronica ai propri fornitori, moltissimi enti pubblici (almeno il 40 per cento del totale) utilizzano mandati di pagamento cartacei, non consentendo al ministero dell’Economia di certificare i ritardi e le somme non ancora liquidate.

Tutto questo, stando alle disposizioni di legge previste nella legge di Bilancio 2017 e dai successivi decreti attuativi, dovrà cessare entro il prossimo 30 settembre.

Dal giorno successivo, infatti, tutta l’Amministrazione pubblica italiana (sanità inclusa) sarà obbligata a transitare sia in entrata sia in uscita attraverso la piattaforma Siope+. Ritornando ai dati sui tempi medi di pagamento, il confronto con i risultati dei principali paesi europei è impietoso. Se, come dicevamo più sopra, in Italia i giorni medi necessari riferiti al 2018 sono saliti a 104, in Spagna e in Francia ci vogliono rispettivamente 56 e 55 giorni per liquidare i fornitori. In Germania, invece, il dato è salito a 33 giorni, mentre nel Regno Unito si è attestato a 26.

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