Restano le distanze tra le Regioni del Nord e quelle del Sud sulla riforma dell’autonomia differenziata. L’incontro in Conferenza delle Regioni tra il ministro Roberto Calderoli e i governatori non scioglie i nodi e, anzi, cristallizza le posizioni. Il risultato è che i presidenti del settentrione parlano di un incontro “positivo” e “costruttivo”, per non rompere il dialogo. Mentre quelle del Mezzogiorno piantano fermamente paletti per arrivare a un accordo: fare subito i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) ed escludere alcune materie da quelle delegabili alle Regioni.
Sul braccio di ferro Nord-Sud si innesta poi lo scontro politico, con Pd e M5S che accusano di incostituzionalità la bozza di legge di attuazione predisposta da Calderoli e quest’ultimo che ritiene invece “incostituzionale non applicare la Costituzione” e quindi procedere con l’autonomia differenziata. La giornata si apre con i dem che riuniscono gli uffici di presidenza dei gruppi parlamentari con il governatore della Puglia Michele Emiliano.
Al termine è il responsabile Regioni e enti locali della segreteria, Francesco Boccia, a sentenziare che “la bozza del ddl Calderoli non rispetta lo spirito e i principi indicati dalla Costituzione” e fissa le condizioni “per continuare qualsiasi forma di confronto istituzionale e parlamentare”: una ‘legge quadro’ che indichi percorso e procedure condivise con le Regioni ed Enti locali; definire prima del trasferimento di competenze i Lep su sanità, scuola, trasporti e assistenza; far approvare le intese con le Regioni dal Parlamento; no alla regionalizzazione della scuola e a residui fiscali.
Segue il Movimento 5 Stelle, con 20 senatori che depositano un’interrogazione parlamentare su una “bozza di legge che rischia di andare contro la Costituzione, contro le prerogative del Parlamento e penalizzare tutto il Mezzogiorno. Non è certo un buon viatico per la riunione con il ministro degli Affari regionali in Conferenza delle Regioni, dove i governatori del centrosinistra ribadiscono di fatto i paletti concordati nel Pd.
“È escluso che scuola, energia e trasporti posano essere oggetto di delega alle Regioni”, afferma Emiliano, secondo il quale “la bozza Calderoli, violando la Costituzione, dice che se una Regione e il governo fanno un’intesa su competenze e finanziamenti” da trasferire, “il Parlamento non può mettere bocca, ma può solo dire sì o no come se fosse un trattato internazionale”. Tuttavia il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini riferisce “che il ministro ha detto che la bozza è ritirabile e che non c’è una posizione del governo”.
Tutto sembra ancora aperto, dunque, ma lo stesso Calderoli al termine dell’incontro chiarisce che “per me è incostituzionale non applicare la costituzione visto che una riforma dal 2001 non ha ancora trovato attuazione”. Sulla stessa linea – “chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione” – il governatore del Veneto Luca Zaia, che però parla di “una discussione proficua e costruttiva”. Anche Massimiliano Fedriga del Friuli Venezia-Giulia racconta di “una discussione positiva all’interno della Conferenza. Ci sono state prese di posizione che hanno sottolineato alcune criticità da dover risolvere, ma nessuno ha fatto barricate”.
Insomma, a quanto pare gli esponenti leghisti non vogliono alimentare tensioni e tenere aperto il dialogo, con l’obiettivo di portare a casa una loro riforma simbolo. Al ministro è affidato il lavoro di ‘cucitura’ tra le i vari interessi in ballo, politici e territoriali. “Non c’è una spaccatura tra Nord e Sud, ma una paura delle Regioni del Sud che qualcuno se ne avvantaggi a svantaggio loro. Io mi auguro che tutti possano trarre un vantaggio da questa riforma”, sottolinea Calderoli, giudicando l’incontro “assolutamente in maniera positiva.
Non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, ma è un percorso che va fatto insieme alle Regioni” e nessuna di loro si “è dichiarata contraria all’autonomia differenziata”. Come garante si propone invece il ministro Raffaele Fitto, che ha le deleghe alle Politiche di coesione e al Sud: “È evidente che le Regioni che sono più in difficoltà, quelle del Sud, non saranno lasciate indietro, ma dovranno essere messe nelle condizioni di raggiungere gli stessi livelli delle Regioni del Nord”.