Lo sapevano tutti. Da anni. Che quei ballatoi che collegano le case in quell’orrore urbanistico che si chiama Vela Celeste (foto Lp) fossero pericolosi lo sapevano tutti nei palazzi delle istituzioni. Eppure l’intervento che visto quanto accaduto doveva essere prioritario, non è mai stato fatto. Sarà la Procura a stabilire eventuali responsabilità, per ora si indaga contro ignoti per disastro colposo e omicidio colposo. Ma la politica dovrà guardarsi dentro e riflettere su quanto avvenuto a Scampia. Perché la tragedia era praticamente annunciata. Innanzitutto perché si era già verificato qualcosa di molto simile nel 2013. Allora era stata una scala nella Vela Rossa a cedere, solo per puro caso non ci furono feriti. La Municipalità di allora denunciò: “Appartamenti inagibili, gente per strada, tanti bambini fuori dalle loro abitazioni nonostante il freddo pungente. Sul posto forze dell’ordine e Vigili del Fuoco che stanno lavorando per capire le dinamiche degli eventi che solo per un caso fortuito non si sono trasformati in tragedia. Inascoltati gli appelli della Municipalità che aveva chiesto al Comune di Napoli il monitoraggio di questi edifici fatiscenti”. Rispetto ad allora è cambiata solo la Vela e la temperatura. Ma non è solo una questione di precedenti. E’ che proprio del degrado insostenibile della Vela Celeste tutti sapevano. Basta rileggere gli atti di Restart Scampia, oggi sotto la lente della Procura, per rendersene conto. Nel progetto di fattibilità tecnica del 2016 (nella foto in basso) c’è un capitolo dedicato in modo specifico al degrado della vela B, la Vela Celeste. “Le passerelle di collegamento tra i vari piani si presentano in uno stato di forte degrado. E’ previsto lo smontaggio e la messa in opera di nuova struttura in acciaio, compresi i trattamenti protettivi e le verniciature”. Sono passati 8 anni. E oggi Scampia è alle prese con la conta delle vittime. E ancora: “L’intera rete di collegamento pedonale tra i vari piani è costituita da passerelle in acciaio e cemento armato posizionate nella parte centrale tra i due corpi di fabbrica paralleli. Tale struttura si trova in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione che si è protratta negli anni. In molte parti si notano distacchi”. E ancora: “La Vela B è interessata dalla presenza di materiale pericoloso per la salute umana. Infatti nei parapetti dei balconi e delle passerelle è stata riscontrata la presenza di amianto, materiale usato con frequenza nell’edilizia degli anni settanta”. La giunta di Gaetano Manfredi ha approvato poi una variante al progetto, a causa dei tempi stretti del Piano Periferie e dell’aumento dei costi di lavorazione divenuti insostenibili. Nel 2023 l’esecutivo dell’ex rettore ha scritto nella variante: “Ad oggi si palesa impossibile l’intervento programmato sull’intera struttura della Vela B, residuando la possibilità di intervenire alla riqualificazione della parte basamentale della struttura e a limitate opere di risanamento dell’edificio, opere propedeutiche al completo e definitivo riassetto della stessa”. Contestualmente è stata disposta una verifica antisismica dell’intera struttura. I pericoli erano evidenti. Varianti comunicate alla Regione Campania, finite sui tavoli del governo nazionale. E ovviamente su quello della Città metropolitana che nella Vela Celeste dovrebbe trovare la nuova sede al posto di Palazzo Matteotti. Anche nel documento in possesso dell’Ente si fa menzione ai ballatoi, come a un “attuale sistema di distribuzione da eliminare”. E si arriva così al 10 aprile 2024, quando i lavori sono cominciati dal piano terra. Se sono state fatte o meno tutte le verifiche necessarie a garantire la sicurezza dei residenti e degli operai lo stabilità la Procura. Ma di certo nessuno potrà dire che non sapeva che la Vela Celeste era ed è un pericolo.