CASERTA – Arresti domiciliari revocati per il docente universitario Raffaele Marcello, coinvolto nell’inchiesta della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere sui fallimenti aziendali pilotati. Lo ha deciso, con ordinanza depositata ieri, il tribunale del Riesame di Napoli, disponendo però che Marcello non possa esercitare la professione di commercialista né assumere uffici direttivi nelle persone giuridiche e nelle imprese per 6 mesi. L’inchiesta è partita da una denuncia dei referenti del collegio sindacale della Coldiretti cui non erano stati forniti i bilanci di liquidazione. Bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio le ipotesi di reato: nei giorni sciorsi sono stati operati 2 arresti, un obbligo di dimora e due interdizioni dalla professione. Coinvolti altri due commercialisti, Nicola Pierro, di Frosinone, e Alberto Ceccarelli, di Bari. Inoltre, pure l’ex uomo della Coldiretti di Roma Enrico Leccisi, e Eleonora Caranchi, di Como.
L’operazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Caserta guidata dal tenente colonnello Carlo Cardillo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (procuratore Pierpaolo Bruni, aggiunto Carmine Renzulli) ha portato pochi giorni fa a una svolta importante sul caso della presunta bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio. Cinque persone sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale. Contestualmente, è stato disposto il sequestro di beni per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figurano 25 immobili distribuiti su tutto il territorio nazionale con particolare concentrazione in Puglia, Lazio, Toscana, Lombardia e Sicilia oltre a numerose autovetture di lusso e storiche, conti correnti, polizze assicurative e partecipazioni societarie. Gli investigatori hanno ricostruito come il principale indagato, sfruttando il suo ruolo di liquidatore di due società confidi legate all’associazione agricola, abbia orchestrato un complesso schema fraudolento, avvalendosi della collaborazione di professionisti e prestanome. L’obiettivo: svuotare i patrimoni aziendali delle società confidi, Agricentro Nord e Agricentro Sud, portandole al fallimento.
Il sistema messo in atto prevedeva dapprima una sottovalutazione strumentale degli asset aziendali delle società confidi e, successivamente, la loro cessione a società appositamente create, gestite di fatto dal principale indagato, per un valore nettamente inferiore al mercato. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Giulia Bongiorno, Mauro Iodice e Alessandro Diddi.
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