Banche, calo record delle sofferenze: nel 2018 sono scese di 78 miliardi

Una cifra record che ha permesso alle singole banche di fare un po' di pulizia nei bilanci, rafforzando lo stato patrimoniale

MILANO – Maxi calo delle sofferenze per le banche italiane. Secondo quanto segnala Bankitalia nel 2018 i crediti a rischio detenuti dagli istituti di credito sono scese di 78 miliardi. Una cifra record che ha permesso alle singole banche di fare un po’ di pulizia nei bilanci, rafforzando lo stato patrimoniale. Un percorso che ha dato una forte accelerazione al processo visto che nel 2017 i crediti deteriorati eliminati erano stati pari a 43 miliardi e nel 2016 solo a 17.

Le cessioni di mercato

L’accelerazione, sottolinea via Nazionale, è interamente riconducibile alle cessioni sul mercato, aumentate da 33 a 67 miliardi. Mentre le sofferenze chiuse per via ordinaria sono rimaste sostanzialmente costanti intorno a 11 miliardi. Importante anche segnalare che il controvalore delle posizioni chiuse si è confermato superiore a quello dei nuovi ingressi in sofferenza (19 miliardi). Anche per effetto della riduzione di questi ultimi.

Calo record delle sofferenze

Nel dettaglio il prezzo delle sofferenze cedute nel 2018 è aumentato al 23% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione (17% nel 2017). Mentre il prezzo è stato mediamente pari al 34% per le sofferenze assistite da garanzie reali e al 10% per le altre.

Le stime di Bankitalia

Sono cresciuti inoltre, osserva Bankitalia, sia i tassi di recupero delle posizioni in sofferenza cedute (dal 26% al 30%) sia quelli delle sofferenze chiuse mediante procedure ordinarie (dal 44% al 46%). Il differenziale nei recuperi tra cessioni e procedure ordinarie si mantiene elevato. Nonostante la quota delle cessioni sul mercato sia aumentata (86% del totale, contro 76% nel 2017), il tasso di recupero totale è cresciuto al 33% (30% nel 2017). È significativamente cresciuta infine la velocità di smaltimento delle sofferenze: il rapporto tra l’ammontare delle posizioni chiuse nell’anno e lo stock esistente all’inizio del periodo, che aveva toccato il minimo nel 2013 (6%), ha raggiunto il 50% nel 2018 (23% nel 2017).

(AWE/LaPresse/di Paolo Tavella)

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