CASERTA – Bandi di gara cuciti su misura grazie alla complicità di politici e dipendenti pubblici: è la base, dice la Procura di Napoli, su cui poggia il sistema messo in piedi dal 51enne santarpinese Carlo Savoia. E i carabinieri, guidati dal tenente colonnello Massimo Planera, puntando i riflettori proprio sull’uomo d’affari e sulle procedure per affidare la raccolta rifiuti, attivate dai Comuni di Caserta, Aversa, Lusciano, Curti e Cardito, hanno convinto gli inquirenti partenopei a chiedere al Tribunale di Napoli 9 misure cautelari. Ieri mattina, il giudice Ambra Cerabona, accontentandoli in parte, ha accolto la richiesta di arresto per 6 posizioni: Savoia è stato portato in carcere, a Secondigliano, sono finiti ai domiciliari, invece, Gennaro Cardone, 48enne di Napoli, Marcello Iovino, 69enne di Casaluce, dirigente comunale in pensione, Giuseppe D’Auria, 66enne, in servizio presso il Municipio di Caserta, Antonio Raiano 53enne, e Igino Faiella, 64enne, rispettivamente sindaco e comandante della polizia locale di Curti.
La Procura aveva proposto gli arresti in casa anche per l’avvocato 60enne Pasquale Vitale e il divieto di dimora nelle province di Caserta e di Napoli per Anna Scognmiglio ed Ernesto Scamardella, ma il gip ha risposto picche. I tre sono indagati a piede libero. E nell’elenco degli inquisiti (senza provvedimenti restrittivi) compaiono anche Carlo Marino, sindaco di Caserta, Carmine Gallo, ritenuto amministratore di fatto del Consorzio Cite, Raffaele Serpico e Paolo Galluccio, il primo dirigente dell’ufficio Tecnico e il secondo ex assessore ai Servizi sociali di Aversa. La lista prosegue con Biagio Bencivenga, guida dell’ufficio Ecologia di Cardito, Nicola Mottola, socio della ditta Ecologica Service, Eduardo Cotugno, capo del settore Ambiente di Lusciano, Angelo Egisto, Michele Fontana, e Michele Oliviero rispettivamente gestori di fatto delle ditte Lea, Bema e Fontedil. Ai 6 arrestati e agli altri 13 sotto inchiesta, ma liberi, la Procura distrettuale di Napoli contesta, a vario titolo, i reati di turbata libertà dei procedimenti di scelta del contraente, falsità in atti pubblici, in particolare di verbali nomina di commissioni giudicatrici di gare, ed attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
Le indagini, svolte dal Comando carabinieri per la Tutela ambientale e la Transizione ecologica, “hanno consentito l’acquisizione di gravi indizi circa l’esistenza di un sistema collaudato, con ruoli ben definiti e metodologie ormai rodate, creato – hanno spiegato i militari in una nota stampa – allo scopo di ottenere bandi di gara di comodo e ritagliati sulle esigenze privatistiche degli imprenditori coinvolti nel settore della raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti urbani”. Parliamo di un comparto che muove milioni e milioni di euro ogni anno (soldi pubblici). Logicamente, ha precisato l’Arma, “saranno le successive fasi del procedimento a stabilire se i soggetti indagati siano o meno responsabili delle condotte delittuose loro attribuite, in ogni caso gli elementi indiziari acquisiti dagli investigatori nel periodo di indagini circa le modalità di affidamento e gestione dei bandi di gara da parte di diversi Comuni delle province di Napoli e Caserta, sono basati su una serie di elementi obiettivi e tra loro convergenti, tra cui intercettazioni telefoniche e soprattutto ambientali supportate da servizi di osservazione, perquisizione e sequestri di notevole documentazione anche informatica”.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e dai pm Fabrizio Vanorio e Maurizio Giordano, ha preso il via nel 2017, ma già prima del blitz di ieri mattina aveva richiamato l’attenzione della stampa locale, perché a novembre 2018 erano stata eseguite diverse perquisizione presso le abitazioni e gli uffici di alcuni degli indagati. In quella fase l’attività investigativa metteva in correlazione Savoia anche con la criminalità organizzata, soffermandosi sulle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Giuseppe Valente e Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan. Nel provvedimento emesso dal gip Cerabona, invece, la componente mafia non viene toccata. La Procura partenopea, infatti, ha deciso di scindere il lavoro in due filoni: uno, quasi concluso, che ieri ha innescato i 6 arresti, incentrato sulle presunte gare turbate, e un altro, ancora in corso, sugli ipotizzati legami del santarpinese con il clan dei Casalesi.
Oggi pomeriggio è fissato l’interrogatorio di garanzia per Carlo Savoia nella prigione di Secondigliano. Ad assisterlo è l’avvocato Raffaele Costanzo. Si terranno ad inizio della settimana prossima, invece, quelli per i 5 sottoposti ai domiciliari. Nel collegio difensivo i legali Raffaele Mascia, Vincenzo Russo, Alberto Martucci, Gennaro Iannotti, Dario Pepe e Barbara Accadia.
La base dell’organizzazione negli uffici della Xeco
Sono cinque le presunte gare d’appalto turbate dal sistema targato Carlo Savoia che ieri mattina hanno fatto scattare le misure cautelari. Ma, secondo gli investigatori, le procedure che sarebbe stato in grado di condizionare sono state, complessivamente, almeno 44 (ad Aversa, Caserta, Lusciano, Curti e Cardito, andrebbero aggiunte, dice la Dda, quelle indette dai Comuni di San Marcellino, Gaeta, Casandrino, Frattamaggiore, Pollena, Arzano, Caserta, Carife, Paduli, Arienzo, Cancello ed Arnone, Carinaro, Casaluce, Casapesenna, Falciano del Massico Gricignano D’Aversa, Lusciano, Maddaloni, Roccamonfina, San Prisco, S.Maria Capua Vetere; Sant’Arpino, Sessa Aurunca, Succivo, Villa Di Briano,Villa Literno, Lagonegro, Minturno; Volla, Acerra, Afragola, Caivano, Cardito; Casalnuovo, Casandrino, Lacco Ameno, Marano, Marigliano, Pimonte, Eboli e Giffoni Vallepiana). E se in alcuni casi ci sarebbe riuscito è grazie ad una struttura organizzata, dove ogni componente, sostengono gli inquirenti di Napoli, aveva una funzione specifica.
Al vertice, stando alla tesi della Procura, c’era Savoia: a lui i compiti di allacciare i rapporti collusivi con le stazioni appaltanti, di impartire direttive ai propri collaboratori e di ideare i bandi ed i capitolati speciali, sostituendo, di fatto, le pubbliche amministrazioni nella redazione di quegli atti. Pasquale Vitale, invece, avrebbe svolto il ruolo di intermediario tra il santarpinese e i politici per facilitare e garantire “la piena riuscita del rapporto collusivo dell’associazione”. Anche Gennaro Cardone, Ernesto Scamardella e Anna Scognamiglio, dice l’accusa, facevano parte della gang: sarebbero stati il braccio operativo. Eseguivano gli ordini di Savoia. Ai cinque la Procura contesta il reato di associazione a delinquere finalizzata a turbare le gare d’appalto e a corrompere amministratori e dipendenti. Il gip Ambra Cerabona, però, non ha disposto le misure cautelari in relazione al reato associativo, ma solo per le singole ipotizzate turbative.
Base organizzazione criminale, dice la Dda, erano gli uffici della Xeco, società riconducibile a Savoia, situati nell’isola E7 del Centro direzione di Napoli.