Bari: denaro in cambio di farmaci oncologici, sequestrati beni a un medico

"Nel corso dello sviluppo delle indagini, la piattaforma accusatoria a carico dell'indagato si è estesa e sono emersi numerosi altri pazienti oncologici vittime delle sue condotte illecite sin dall'anno 2010"

Foto LaPresse

BARI – “Nel corso dello sviluppo delle indagini, la piattaforma accusatoria a carico dell’indagato si è estesa e sono emersi numerosi altri pazienti oncologici vittime delle sue condotte illecite sin dall’anno 2010”. E’ quanto di legge nel decreto di sequestro di beni, del valore complessivo di 3 milioni di euro, eseguito oggi nei confronti di un medico oncologo di Bari, Giuseppe Rizzi, ai domiciliari dallo scorso mese di maggio, per concussione aggravata e continuata in concorso con la compagna avvocato, rimasta a piede libero.

Nel decreto, firmato dal gip del tribunale di Bari, Rosa Caramia – di cui LaPresse ha preso visione – si fa riferimento a “numerosi nomi di altri pazienti oncologici (tutti ormai deceduti) trovati su buste contenenti denaro in contante, rinvenute nell’abitazione di Rizzi all’atto dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare e sono state acquisite dichiarazioni dei parenti dei pazienti deceduti che hanno confermato le dazioni di denaro a Rizzi, a fronte di false rassicurazioni sull’efficacia dei farmaci somministrati”.

Stando a quanto ricostruito dai finanzieri e riportato nel decreto “sembrerebbe che Rizzi abbia cominciato ad accumulare compensi di natura illecita, ponendo in essere condotte penalmente rilevanti, a partire almeno dall’anno 2010 e pertanto è ragionevole ritenere che la somma complessiva di 2.522.036,87 euro sia stata accumulata in 10 anni, ovvero in media ogni anno 252.204”.

“I militari – ha scritto il gip – hanno accertato che il medico ha richiesto il pagamento di ingenti somme di denaro in contante a 5 vittime e nel corso degli anni 2010 e 2011 a due vittime, per l’esecuzione di prestazioni sanitarie a cui avevano diritto a titolo gratuito” e ha sottolineato che i pazienti “subivano indebite richieste di denaro a causa delle condizioni di salute in cui versavano e delle quali il medico approfittava”.

Secondo l’accusa, il medico, “abusando della qualità e dei poteri di pubblico ufficiale, in qualità di dirigente medico presso il Dipartimento di oncologia dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, durante lo svolgimento della sua attività professionale sia in orario di servizio che fuori turno e, comunque, non in regime di attività intra od extramoenia, eseguiva su 14 pazienti oncologici, affetti da accertata e grave patologia, e in trattamento presso il citato Istituto, prestazioni mediche e in particolare iniezioni di un farmaco, la cui somministrazione era a titolo gratuito in quanto a totale carico del sistema sanitario nazionale”.

(LaPresse)

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