Bari: usura ed estorsione con modalità mafiose, confiscati beni per 4 milioni

Operazione di Guardia di Finanza

LaPresse31-03-2012 Firenze, Italia cronaca Blitz della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle Entrate su Ponte Vecchio a Firenze, per controlli fiscali alle botteghe orafe. L'operazione è scattata stamani e ha riguardato la verifica di scontrini e ricevute fiscali. Nella Foto: La Guardia di Finanza su Ponte Vecchio

BARI – Beni immobili per un valore complessivo di 4 milioni sono oggetto di un provvedimento di confisca in fase di esecuzione dai finanzieri del Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata (Scico) e del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, con il supporto di militari dei Gruppi del Corpo di Ravenna e Forlì. Il provvedimento, emesso dalla Prima sezione penale della Corte d’Appello di Bari è relativo a beni tra i quali fabbricati e fondi agricoli nelle province di Ravenna e Forlì e costituisce l’epilogo di una tranche delle indagini convenzionalmente chiamate “Baccus”, coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Bari e svolta da Scico e Gico di Bari e dalla Compagnia di San Severo, congiuntamente con la Squadra Mobile di Foggia.

Le indagini, svolte, essenzialmente attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali nonché accertamenti bancari, hanno accertato l’operatività di un’associazione criminale, con base operativa in provincia di Foggia, finalizzata a usura ed estorsione, aggravate dal metodo e dalla finalità mafiose, nonché frodi fiscali in danno dell’Erario e dell’Unione Europea attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte di soggetti economici controllati dal sodalizio anche per il tramite di prestanome.

“Le imprese cartiere foggiane emettevano fatture per operazioni inesistenti, in relazione a fittizie forniture di mosto, in favore di una società vitivinicola con sede a Ravenna collegata all’organizzazione criminale che, in questo modo, acquisiva ingenti crediti fiscali nonché il diritto ad accedere ad aiuti comunitari erogati dall’Agea”, spiegano gli investigatori in una nota. “La società ravennate pagava tali forniture fittizie alle imprese cartiere foggiane con bonifico e maggiorazione dell’Iva, impiegando disponibilità finanziarie provento delle attività illecite commesse dall’organizzazione criminale e, nel contempo, conseguiva indebiti rimborsi fiscali per oltre 11 milioni di euro e illeciti contributi comunitari per oltre 18 milioni di euro.

L’inchiesta, l’11 giugno 2012, sfociò nel blitz a carico di 24 persone, di cui 17 in carcere e 7 agli arresti domiciliari, indagati – a vario titolo – per associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione, aggravate dal metodo mafioso, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode fiscale. Il gip convalidò un provvedimento di sequestro di beni emesso d’urgenza dal pm titolare del fascicolo per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro. Il primo febbraio 2019 la Corte di Appello di Bari condannò 6 imputati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e alla frode fiscale, e dispose la confisca di fabbricati e fondi agricoli, tra Forlì e Ravenna, per un valore di oltre 4 milioni di euro. La sentenza è divenuta oggi irrevocabile, comportando la confisca definitiva dei beni.

Oggi, inoltre, sono stati eseguiti 4 ordini di carcerazione emessi dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Bari, Ufficio esecuzioni penali, nei confronti di altrettanti soggetti, condannati – a vario titolo – per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di frodi in danno dell’Erario e dell’Unione Europea. Disposta la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva.

(LaPresse)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome