Bce, Draghi difende l’Euro e la Ue dal sovranismo

Una difesa accorata dell'unione monetaria e del progetto europeo

Ixinhua/Luo Huanhuan in foto Mario Draghi

PISA (Francesco Bongiovanni – LaPresse) – Bce, Draghi difende l’Euro e la Ue dal sovranismo. Una difesa accorata dell’unione monetaria e del progetto europeo. E’ questa la posizione di Mario Draghi, ribadita anche oggi a Pisa, nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola Superiore Sant’Anna. Il presidente della Bce ha, però, posto l’accento sulla necessità di riforme strutturali per sostenere lo stato sociale anche dei singoli paesi. E sulla necessità che l’Unione europea sia più attiva sul completamento dell’unione bancaria e del bilancio comune. Con un avvertimento diretto al governo italiano: “Come ha dimostrato la sua storia, il finanziamento monetario del debito pubblico non ha portato a reali benefici a lungo termine”.

“L’unione monetaria – ha affermato Draghi – è stata un successo sotto molti punti di vista. Allo stesso modo dobbiamo riconoscere che non in tutti i Paesi sono stati ottenuti i risultati che ci si attendeva. In parte per le politiche nazionali seguite, in parte per l’incompletezza dell’unione monetaria. Che non ha consentito un’adeguata azione di stabilizzazione ciclica durante la crisi”. E ha aggiunto: “Occorre ora disegnare i cambiamenti necessari dell’unione monetaria e realizzarli il prima possibile, spiegandone l’importanza a tutti i cittadini europei”.

Bce, il presidente Draghi: “L’Euro ha consentito di recuperare sovranità monetaria”

Il presidente della Bce ha poi sottolineato, contrastando le tesi sulla sovranità monetaria dei singoli Paesi, che “la moneta unica ha consentito a diverse nazioni di recuperare sovranità monetaria” e “le decisioni oggi sono condivise da tutti i Paesi partecipanti, mentre prima, quelle in materia monetaria venivano prese in Germania”. Ma “non era pensabile che per produrre benefici” per tutti i Paesi dell’area Euro bastasse “solo l’unione monetaria”, mentre “occorreva e occorre fare di più” per conseguire “più crescita e occupazione”.

Con riferimento all’Italia, il presidente della Bce ha ricordato che “dal varo del sistema monetario europeo la lira svalutata sette volte, eppure la crescita della produttività fu inferiore a quella dell’euro a 12, la crescita del prodotto pressapoco la stessa, il tasso di occupazione ristagnò” e “allo stesso tempo l’inflazione toccò cumulativamente il 223% contro il 126% dell”area euro a 12″. Poi ha rilevato che “tra il 1990 e il 1999, l’Italia registrava il più basso tasso di crescita accumulato tra i paesi che poi hanno aderito all’Euro. Lo stesso dal ’99 al 2008. Dal 2008 al 2017 il tasso di crescita è stato superiore solo a quello della Grecia. La crescita degli anni ’80 dovuta al debito lasciato sulle spalle delle nuove generazioni”.

“Occorrei ricreare il margine nei bilanci pubblici per avere spazi nei momenti di crisi”

Secondo Draghi, adesso “per porre i Paesi dell’euro al riparo dalle crisi occorre procedere quanto meno sul completamento dell’unione bancaria o su quello del bilancio comune con funzioni anti-crisi”, ma “l’inazione su entrambi i fronti è inaccettabile, accentua la fragilità del’unione monetaria proprio nei momenti di crisi e dunque la divergenza aumenta”. Inoltre, “occorre ricreare il margine nei bilanci pubblici per avere spazi nei momenti di crisi”.

Riforme da attuare in Europa ma anche nei singoli Paesi. “Non è stato per una pulsione tecnocratica – ha spiegato – che in questi anni ho affermato l’importanza riforme strutturali. Ogni Paese, non mi si legga con riferimento all’Italia, ha una sua agenda. Ma è solo con queste riforme che si creano le condizioni per far crescere stabilmente i salari, produttività, occupazione e per sostenere anche il nostro stato sociale. È un’azione che in gran parte non può non svolgersi a livello nazionale, ma può essere aiutata a livello europeo anche dalle recenti decisioni di ieri” di creare uno strumento per la convergenza e la stabilità.

L’Europa, per il presidente della Bce, mantiene un ruolo cardine nella salvaguardia della stabilità economica ma anche politica. “Nel resto del mondo – ha concluso – il fascino di ricette e regimi illiberali si diffonde, a piccoli passi si rientra nella storia. È per questo che il nostro progetto europeo è oggi ancora più importante. È solo continuandone il progresso, liberandosi le energie individuali ma anche privilegiando l’equità sociale che lo salveremo attraverso le nostre democrazie ma nell’unità di intenti”.

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