Bce: la guerra frena la crescita, inflazione al 6,8% nel 2022

C'è lo spettro sempre più nitido della guerra sulla crescita europea, con il rischio che le tensioni che derivano dai problemi di forniture di energie dalla Russia si trasmettano all'area dell'euro mediante i prezzi sui mercati internazionali e gli approvvigionamenti diretti.

LP / AFP PHOTO / Daniel ROLAND

ROMA – C’è lo spettro sempre più nitido della guerra sulla crescita europea, con il rischio che le tensioni che derivano dai problemi di forniture di energie dalla Russia si trasmettano all’area dell’euro mediante i prezzi sui mercati internazionali e gli approvvigionamenti diretti. La Bce traccia un quadro decisamente non roseo ma conferma la propria intenzione di aumentare i tassi di 25 punti a luglio e poi nuovamente a settembre. Ma “la calibrazione di questo rialzo dipenderà dall’aggiornamento delle prospettive di inflazione a medio termine. Qualora permangano invariate o si deteriorino, al momento della riunione di settembre sarà opportuno un incremento superiore”. Oltre settembre, sulla base della sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo “prevede che sia appropriato un graduale ma stabile percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse. In linea con l’impegno a conseguire l’obiettivo del 2 per cento a medio termine, il ritmo di aggiustamento della politica monetaria da parte del Consiglio direttivo dipenderà dai nuovi dati e dalla sua valutazione dell’andamento dell’inflazione nel medio periodo”, viene fatto notare, assicurando però che “la flessibilità rimarrà un elemento della politica monetaria ove i rischi per la sua trasmissione mettano a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi”. L’altra strategia messa in campo dall’Eurotower è quella di porre fine agli acquisti Pepp dal primo luglio continuando a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza “per un prolungato periodo di tempo” e, in ogni caso, “finché sarà necessario a mantenere condizioni di abbondante liquidità e un adeguato orientamento della politica monetaria”.

E’ l’elevata inflazione, in particolare, a costituire “una grande sfida per tutti”. A maggio – osserva la Bce – l’inflazione ha ripreso ad aumentare in misura significativa, principalmente a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari, anche per effetto dell’impatto della guerra in Ucraina. Ma le pressioni inflazionistiche si sono ampliate e intensificate, con un forte incremento dei prezzi di molti beni e servizi. Gli esperti dell’Eurosistema hanno rivisto sensibilmente al rialzo lo scenario di base delle proiezioni sull’inflazione, che rimarrà, per qualche tempo, su non auspicabili livelli elevati.Tuttavia, la moderazione dei costi dell’energia, l’attenuarsi delle difficoltà dal lato dell’offerta legate alla pandemia e la normalizzazione della politica monetaria dovrebbero determinare un calo dell’inflazione. Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate a giugno 2022 dagli esperti dell’Eurosistema segnalano un tasso di incremento dei prezzi sui dodici mesi pari al 6,8 per cento nel 2022, che si ridurrebbe al 3,5 per cento nel 2023 e al 2,1 per cento nel 2024, valori superiori a quelli riportati nell’esercizio condotto a marzo. Alla fine dell’orizzonte di proiezione, pertanto, l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi lievemente al di sopra dell’obiettivo della BCE. Livelli superiori rispetto alle proiezioni di marzo sono previsti anche per l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, che raggiungerebbe, in media, il 3,3 per cento nel 2022, il 2,8 per cento nel 2023 e il 2,3 nel 2024.

LaPresse

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