Benetton: no allo spin off su Autostrade. Aspi lancia l’operazione trasparenza sulle manutenzioni

A picture taken on August 16, 2018 shows the plaque of the headquarters of the Italian infrastructure company Atlantia in Rome. - Shares in Italian infrastructure group Atlantia were initially suspended on the Milan stock exchange on August 16, 2018, but plunged more than 24 percent when trading resumed an hour later. Atlantia's prime asset is Autostrade per l'Italia, which operates the A10 highway where a segment of the overpass collapsed, killing at least 39 people. Its shares had already plunged by more by 10 percent on August 14, before closing 5.4 percent lower at 23.54 euros. (Photo by FILIPPO MONTEFORTE / AFP)

MILANO – In attesa del consiglio di amministrazione straordinario convocato per lunedì, in cui si valuteranno “ulteriori iniziative a tutela della società”, Edizione, la holding dei Benetton, smentisce ogni indiscrezioni di stampa. Secondo cui vorrebbe procedere con uno spin off o con la vendita di quote parziali o totali di Autostrade per l’Italia.

L’Aspi lancia l’operazione trasparenza

Nel frattempo, la stessa Aspi lancia ‘l’operazione trasparenza’. Finita di nuovo nel mirino della Procura di Genova – e del M5S – per presunti report falsi sulle condizioni dei viadotti che hanno portato ad arresti e interdizioni di dirigenti e tecnici interni e di Spea Engineering, facente parte dello stesso gruppo, la società “ha deciso di adottare un principio di ‘trasparenza totale’ dei propri atti. Ogni documento aziendale riguardante la gestione dell’infrastruttura di rete – inclusi quelli relativi alle attività di progettazione, manutenzione, monitoraggio – potrà essere consultato e consegnato ai cittadini che ne faranno richiesta”.

Verranno attivati due ‘sportelli’, uno digitale sul proprio sito web e uno fisico nella sede centrale romana di via Bergamini. Questo dopo aver pubblicato online la mappatura degli interventi di manutenzione su ponti e viadotti. Oltre al dettaglio sul Pecetti e il Paolillo, i due viadotti della A26 nel nodo di Genova e della A16 in Puglia. Su cui è scattato il nuovo filone di indagine dopo la caduta del Morandi.

Manutenzioni in corso

Secondo Aspi sono attualmente in corso le manutenzioni su 73 viadotti; sono 64 le opere che richiedono interventi entro 5 anni, 253 a medio lungo-termine, 705 a lungo termine, 848 le opere per cui non sono necessari. Con l’impegno di “accelerare tutti i programmi di intervento”. La controllata del gruppo Atlantia si spinge anche oltre, e di fronte alle accuse di aver cercato di risparmiare replica “di aver sempre speso più degli impegni inseriti nel piano finanziario. Il consuntivo di spesa in manutenzione nel periodo 2000-2018 è infatti di 5,430 miliardi di euro. Pari a circa 196 milioni di euro in più rispetto agli impegni di spesa previsti in convenzione”.

Non solo. Aspi rivendica che la spesa in manutenzione per chilometro di infrastruttura è di circa 108mila euro all’anno (periodo 2013-2017), “pari a 5 volte di più rispetto alla spesa effettuata da Anas sulla propria rete (19mila euro all’anno tra il 2013 e il 2016) e 3 volte superiore alle concessionarie francesi e spagnole comparabili”. Una frecciata che la società del gruppo Fs – altro big al tavolo del salvataggio di Alitalia con Atlantia, oltre all’americana Delta e al Tesoro – respinge al mittente.

La linea dell’Anas

Anas rimarca che sulla propria rete autostradale non a pedaggio, comprensiva di raccordi autostradali, per 1.300 km totali, spende in manutenzione mediamente, esclusa sorveglianza e info mobilità, oltre 98.000 euro a km/anno. E sulla sola A2 ‘Autostrada del Mediterraneo’ la spesa raggiunge oltre 128mila euro a km/anno. La rete comprende poi 28.700 km di strade statali, da quelle ad alta percorrenza a quelle di montagna. “È evidente, quindi, che il valore medio di spesa per manutenzione sull’intera rete Anas non è comparabile con quello autostradale, riferito ad arterie con geometrie, numeri di corsie e volumi di traffico ben maggiori”, rimarca la società. Mentre su tipologie di strade simili si parla di “importi analoghi rispetto ai concessionari autostradali a pedaggio”.

(LaPresse/di Silvia Caprioglio)

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