NAPOLI – I referendum sulla giustizia rappresentano il tentativo di riformare un sistema imperfetto che troppo spesso, in Italia, si nutre di anomalie a discapito dei cittadini. Il tentativo di disincentivarli ad esprimersi, domenica, sui quesiti posti è l’ennesimo chiaro segnale di difficoltà della democrazia. A spiegare dalle colonne di Cronache le motivazioni che dovrebbero spingere la gente non solo a recarsi alle urne, ma anche a votare sì è Bobo Craxi della segreteria nazionale del Psi, partito che con i radicali e la Lega ha promosso i referendum.
Referendum sulla giustizia passati sotto traccia, perché?
Da un lato non c’è dubbio che Putin abbia dato un contributo inconsapevole e che le angosce del conflitto bellico abbiano fatto passare in secondo piano il referendum. Dall’altro perché, anche senza dichiararla, di fatto la linea di condotta degli oppositori ai quesiti referendari è una linea di condotta volta all’astensione. A questo si aggiunge il fatto che il fronte del sì è fragile dal punto di vista politico perché la Lega per la sua storia personale è stato per diversi decenni un partito giustizialista mentre gli altri partiti proponenti ossia radicali e socialisti sono sostanzialmente partiti ultra-minoritari. Il fronte favorevole è politicamente fragile, mentre non sono affatto fragili le motivazioni di questo referendum e l’esigenza di una riforma della giustizia.
I sostenitori del no ritengono gli ultimi tre quesiti, quelli relativi alla riforma del Csm, alla valutazione dei magistrati e alla separazione delle carriere, inutili poiché sono questioni che la riforma Cartabia affronta. Che ne pensa?
Non è un grande argomento da utilizzare per impedire ai cittadini di esercitare il voto, ma è profondamente antidemocratico generare l’idea che sia inutile. Il punto è l’umiliazione dell’istituto referendario, l’umiliazione dell’esigenza che in democrazia si produca un’informazione corretta, quell’informazione che in Italia non c’è stato. Abbiamo assistito a punte elevatissime di regime quando la comica Littizzetto nella maggiore trasmissione domenicale sulla Rai ha fatto propaganda per l’astensione. Il sistema giudiziario e i magistrati sono una casta con una grande influenza sulla democrazia italiana. Immagino che festeggeranno l’assenza di espressione democratica sfoggiando nuovi ‘ermellini’.
Il quesito che sembra avere maggiore presa sull’opinione pubblica è quello sulla legge Severino. Abolirla a che pro?
La legge Severino parte già come legge anticostituzionale. La Severino è indubbiamente una giurista che ha avuto eccellenti maestri come Giuliano Vassalli padre del codice, ma anche pessimi clienti come il capitalismo italiano. La sua legge è indirizzata dai poteri antipolitici e dalla finanza. Una legge pensata per colpire Berlusconi che ha finito per colpire molte amministrazioni del Paese e quando si colpisce un amministratore si paralizza la vita dei cittadini. La Severino da al pubblico ministero il potere di rimuovere un sindaco o una giunta arbitrariamente. E’ uno scandalo democratico.
Lei che è favorevole alla limitazione delle misure cautelari cosa pensa di chi sostiene che la vittoria del sì eliminerebbe strumenti utili a garantire la sicurezza dei cittadini evitando la reiterazione dei reati?
E’ un argomento strumentale perché gli abusi carcerari sono ormai evidenti: ogni giorno 3 italiani finiscono in prigione ingiustamente, sono stati spesi negli ultimi trent’anni più di 900 milioni per risarcire le ingiuste detenzioni. Errori giudiziari pagati dai cittadini.
Da uomo di sinistra, cosa pensa delle posizioni dei progressisti sulla giustizia?
I progressisti in tutto il mondo sono a garanzia dei cittadini rispetto ad ogni potere sia esso economico che giudiziario, elevano giustizia e legalità come valore assoluto. Ma perché possano essere esaltate, le regole devono essere certe e deve esserci equilibrio. La giustizia ha dato prova di essere un potere arbitrario e fuori controllo e mi auguro che i futuri magistrati possano porre rimedio a questa che è un’enorme anomalia italiana.
Se non si raggiungesse il quorum o vincesse il no…
Interpreteremo qualsiasi risultato dei sì come un premio alla nostra battaglia minoritaria.