MILANO (LaPresse) – “Noi comprendiamo i fini del decreto dignità: evitare le delocalizzazioni selvagge e ridurre le dimensioni della precarietà. Critichiamo gli strumenti che sono stati individuati”. È quanto afferma Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria in un’intervista a la Repubblica. “Abbiamo sempre espresso critiche sugli strumenti individuati dal governo. Ci sono state anche molte e giustificate reazioni di alcuni nostri settori”, ha aggiunto Boccia. Spiegando di pensare “soprattutto agli imprenditori delle regioni del Nord. Peraltro a trazione leghista o con la Lega nella maggioranza dei governi regionali, che si sono sentiti ‘traditi’. Ma le critiche sono state espresse da tutto il mondo economico: dalla Confesercenti, dalle associazioni degli artigiani, dalla Confcommercio e da noi. Non siamo stati i soli“.
Mentre rispetto ai contratti a termine “pensiamo che sia un errore passare da 36 mesi di contratti senza causale a 12. È un meccanismo che provocherà un maggiore turn over dei lavoratori”, ha sottolineato Boccia.
Calenda: “Un mix di incompetenza e populismo”
“Il decreto dignità? Un mix di incompetenza e populismo”. È il commento di Carlo Calenda, intervistato da La Stampa, alle misure del suo successore Luigi Di Maio, neo ministro dello Sviluppo economico. Per Calenda il taglio selettivo del cuneo fiscale “non si può fare. Perché in base ai trattati europei verrebbe considerato aiuto di Stato. Mentre nel caso del Made in Italy verrebbe anche considerato un sussidio all’export contrario alle regole del Wto”, quindi Di Maio “o non lo sa o prende in giro gli italiani. Ma propendo per la prima ipotesi visto che per la prima bozza del decreto che chiamano ‘dignità’ erano previste delle penalizzazioni sino al 200% anche per le delocalizzazioni all’interno della Ue. Cosa, anche questa, che non è possibile fare”. Secondo l’ex ministro il neo esecutivo Lega-M5S non sta “facendo nulla per la crescita. E pensare di combattere povertà e disuguaglianze senza crescita è assurdo”.