“Sorelle e fratelli, parto per il Messico. Mi ferisce lasciare il Paese per ragioni politiche, ma sarò sempre vigile. Presto tornerò con più forza ed energia”. Con queste parole il presidente dimissionario boliviano Evo Morales ha annunciato di lasciare il Paese. Morales ieri sera ha detto ai suoi concittadini che si rifugerà in Messico, Paese che gli ha concesso l’asilo politico. Morales ha lasciato la capitale per dirigersi verso Città del Messico. Se ne è andato parlando di ‘colpo di Stato’ dei militari in un paese nel pieno caos istituzionale.
Le dimissioni
Le dimissioni presentate ieri dal capo dello Stato boliviano ancora non sono state accettate o respinte dal Parlamento. “Ho l’obbligo di operare per la pace. E mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani. Mi fa male che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni. E’ per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”, ha detto ieri spiegando le ragioni delle dimissioni. Dopo l’annuncio ci sono stati numerosi disordini, come autobus e case bruciati. Luis Fernando Camacho, leader del movimento dei comitati civici che hanno portato alle dimissioni di Morales, aveva parlato di un mandato di arresto nei confronti del capo dello Stato. Il comandante della polizia nazionale della Bolivia Yuri Calderon ne ha negato l’esistenza appena prima di dimettersi.
L’intervento dell’esercito
Davanti al caos derivato dalle dimissioni di Morales, il generale William Kaliman ha dato ordine ai soldati di lasciare le caserme e di intervenire “per evitare sangue e lutti”. Inizia così il golpe militare preannunciato giorni fa. L’esercito ha fatto sapere che userà “la forza appropriata contro le azioni dei gruppi vandalici che diffondono terrore nei cittadini” e che i militari “non spareranno mai contro la popolazione”.