LA PAZ – Uno studente è stato ucciso nelle proteste in Bolivia, mentre aumenta la pressione sul presidente Evo Morales per le accuse dell’opposizione di manipolazioni nella recente rielezione. Il 20enne è morto per le ferite riportate negli scontri tra dimostranti filo- e antigovernativi a Cochabamba, secondo un medico locale. Altre 20 persone sono rimaste ferite, tra cui alcune in modo grave. Sale così a tre il bilancio delle persone morte negli scontri seguiti alle elezioni del 20 ottobre. Elezioni in cui Morales ha vinto al primo turno di voto. L’esito elettorale è però arrivato dopo una pausa nel conteggio e un improvviso cambio dei risultati in suo favore. Fatti che gli oppositori ritengono che indichino frode. Morales ha twittato parlando di “profondo dispiacere” per la morte del giovane, descrivendolo come “vittima innocente della violenza promossa da gruppi politici che incoraggiano l’odio razziate tra i fratelli boliviani”.
La richiesta
Nel frattempo il leader dell’opposizione Luis Fernando Camacho, l’ex presidente Jorge Quiroga e il politico d’opposizione Gustavo Pedraza sono andati a consegnare una lettera al presidente, chiedendo le sue dimissioni. A Cochabamba gli scontri sono iniziati quando membri dei sindacati agricoli, in gran parte donne, hanno iniziato a rimuovere i blocchi stradali che da giorni impedivano il traffico. I gruppi rivali hanno risposto lanciando sassi e picchiando con bastoni, ma anche con molotov e bazooka artigianali. Il municipio del quartiere Vinto, roccaforte del partito Mas di Morales, è stato dato alle fiamme. Altre manifestazioni si sono svolte mercoledì in città come Santa Cruz, Sucre, Tarija e Potosi. Il rivale nelle elezioni, Carlos Mesa, ha chiesto che il voto si ripeta.
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