BOLOGNA – Un’aggressione tanto violenta quanto, al momento, inspiegabile. Un incubo a occhi aperti consumatosi in un tranquillo venerdì pomeriggio nella periferia bolognese, che ha lasciato la città sotto shock e ha dato il via a un’intensa caccia all’uomo. La vittima è un uomo di 52 anni, con una disabilità, la cui unica colpa sembra essere stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, incrociando la strada di un branco assetato di violenza.
I fatti, secondo la ricostruzione ancora parziale degli inquirenti, risalgono al pomeriggio di venerdì 5 dicembre. L’uomo stava percorrendo una via di un quartiere residenziale quando è stato avvicinato da tre individui. Un testimone oculare, il cui intervento si rivelerà provvidenziale, li ha descritti come molto giovani, presumibilmente sui vent’anni. Quello che è iniziato con insulti vili e gratuiti, mirati a schernire la condizione di disabilità della vittima, è degenerato in pochi istanti in un pestaggio brutale.
Il branco si è scagliato contro il 52enne con una furia cieca, colpendolo ripetutamente. Una scena di violenza inaudita, interrotta solo dall’arrivo di un passante che, resosi conto della gravità della situazione, non ha esitato a intervenire. Le sue urla e la sua presenza hanno messo in fuga i tre aggressori, che si sono dileguati per le vie circostanti prima dell’arrivo delle forze dell’ordine e dei soccorsi.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri del comando provinciale, che hanno immediatamente avviato le indagini. L’uomo, visibilmente scosso e con diverse contusioni, è stato medicato ma ha soprattutto riportato una profonda ferita psicologica. Ai militari ha fornito una prima, confusa testimonianza, ancora annebbiata dalla paura e dal dolore.
Gli investigatori, coordinati dalla Procura, stanno lavorando su due fronti principali. Il primo è quello delle testimonianze. Fondamentale è il racconto di chi è corso in aiuto della vittima, che ha potuto fornire una prima, seppur sommaria, descrizione del trio. Ma la speranza più grande è riposta nel secondo fronte: le immagini delle telecamere di videosorveglianza. I militari stanno passando al setaccio, fotogramma per fotogramma, i filmati di tutti gli occhi elettronici, pubblici e privati, presenti nella zona dell’aggressione e lungo le possibili vie di fuga. Si cerca un volto, un indumento particolare, un dettaglio che possa portare all’identificazione dei responsabili.
Ciò che rende il quadro ancora più inquietante è il movente. Gli inquirenti, dopo i primi accertamenti, sembrano aver accantonato l’ipotesi della tentata rapina. I tre non avrebbero cercato di sottrarre portafogli o altri oggetti di valore alla vittima. L’interrogativo che ora assilla chi indaga è dunque terribile nella sua semplicità: perché? Si è trattato di un’esplosione di odio gratuito contro una persona fragile? Un atto di bullismo sfociato in violenza? O la folle “impresa” di un gruppo annoiato in cerca di emozioni forti? Tutte le piste restano aperte, ma quella della violenza per la violenza, fine a se stessa, appare al momento la più concreta e spaventosa. La città attende risposte, mentre la caccia al branco continua senza sosta.





















