ROMA – I finanzieri del Comando Provinciale di Bologna hanno eseguito un controllo all’interno di un capannone a Budrio, sede di 4 ditte individuali, delle quali 3 sconosciute al fisco, gestite da imprenditori di origine asiatica e operanti nel settore manifatturiero tessile, riscontrando l’impiego di lavoratori irregolari e di clandestini, in un precario contesto igienico-sanitario e di sicurezza.
All’interno del locale di circa 1.000 metri quadri, le Fiamme Gialle hanno sorpreso 20 persone, originarie della Repubblica Popolare Cinese, intenti a lavorare sulle macchine da cucire: 13 impiegati sono risultati senza regolare contratto di lavoro, ossia completamente in nero e, tra di essi, 10 erano sprovvisti di documentazione attestante la loro regolare presenza e permanenza sul territorio nazionale. Per tale motivo uno degli imprenditori è stato deferito all’A.G. felsinea per impiego di lavoratori privi del permesso di soggiorno e per favoreggiamento della presenza di clandestini nel territorio dello Stato.
Anche i 10 clandestini sono stati deferiti all’A.G. per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato e nei confronti dei medesimi sono stati emessi dalla Questura di Bologna provvedimenti di espulsione, a firma del Prefetto e del Questore, con il conseguente ordine di lasciare il territorio nazionale. Le irregolarità hanno comportato anche l’applicazione del “provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale”, nonché la contestazione della cosiddetta “Maxi-sanzione per lavoro nero”, variabile da un minimo di 27mila a un massimo di 162mila euro. Dai rilievi effettuati sono emerse anche gravi violazioni – in materia di sicurezza e igiene dei posti di lavoro, nonché violazioni della normativa antincendio e di quella edilizia – che hanno comportato l’adozione di appositi provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale e di inagibilità dell’intera area, con obbligo di ripristino dello stato dei luoghi e delle cose.
(LaPresse)