Bologna, 21 gen. (LaPresse) – Un imprenditore attivo nel settore del commercio delle auto di pregio ha omesso di dichiarare redditi per circa 96 milioni di euro. La guardia di finanza di Bologna ha eseguito un sequestro di prevenzione di beni mobili, immobili. Disponibilità finanziarie e quote societarie, detenuti anche all’estero. Del valore di circa 30 milioni di euro. Nella disponibilità dell’imprenditore, formalmente residente nel principato di Monaco. Ma di fatto domiciliato in provincia di Pavia, in quanto ritenuto ‘soggetto fiscalmente e socialmente pericoloso’. Il provvedimento è stato disposto dal tribunale di Bologna in accoglimento della richiesta formulata dal pm Roberto Ceroni della locale Direzione distrettuale antimafia.
Tra i beni oggetto di sequestro 10 immobili (tra cui 3 complessi immobiliari di pregio, con parco, piscina e autorimessa. Di cui due siti nel pavese e uno a picco sul mare nella prestigiosa località francese di Roquebrune-Cap Martin, del valore di circa 7 milioni). Oltre 30 auto (tra cui spiccano diverse Bentley, Range Rover, Ferrari e prestigiose auto d’epoca), quote societarie e disponibilità finanziarie.
Evade il fisco per oltre 140 milioni di euro
Il provvedimento cautelare costituisce lo sviluppo dell’operazione ‘Mille Miglia’ eseguita nel 2016 nel corso della quale l’imprenditore era stato denunciato, con altre 14 persone. Poi arrestato per aver distratto dal patrimonio del fallimento di una società con sede a Bologna beni per circa 7,5 milioni di euro. È stato accertato che l’uomo, sebbene fittiziamente residente all’estero, commerciava auto di pregio in Italia. In completa evasione d’imposta omettendo di dichiarare redditi per circa 96 milioni di euro.
All’esito delle indagini, le fiamme gialle bolognesi hanno sviluppato investigazioni economico patrimoniali, ai sensi del ‘Codice antimafia’. Ricostruendo la lunga “storia criminale” dell’imprenditore. Caratterizzata dal compimento di plurimi reati di usura. E ancora riciclaggio, bancarotte fraudolente e una evasione fiscale “pluriennale e colossale”. Tanto da accumulare, quantomeno dal 1984 ad oggi, sia come persona fisica sia tramite le numerose persone giuridiche di comodo a lui riconducibili. Il debito verso l’Erario quantificabile ammonta a oltre 140 milioni di euro.
Gli approfondimenti investigativi condotti hanno permesso quindi di evidenziare in capo all’uomo. Spiegano gli inquirenti, una “pericolosità sociale e fiscale, storica, concreta ed attuale”. Visto che l’uomo, oltre ad aver commesso i reati, risultava formalmente pressoché nullatenente e indigente. Dal 1979 ad oggi aveva complessivamente dichiarato redditi per soli 165mila euro. Pur disponendo – di fatto – di un patrimonio del valore stimato di circa 30 milioni di euro. Non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei.