Bomba sotto l’auto del finanziere. Tre arresti, la mandante era l’ex

A ordinare l’attentato è stata un’avvocatessa un tempo sposata con l’ufficiale delle fiamme gialle

BACOLI – Una donna ferita nell’animo, un gruppo di scagnozzi, un’automobile che salta in aria con una bomba. Sembra la trama di un episodio di una serie tv di quelle che narrano le ‘gesta’ di regine messicane del narcotraffico. Sembra, ma purtroppo è la realtà. Una realtà che vede coinvolti un’avvocatessa e un ufficiale della guardia di finanza, la vittima, un tempo sposati. La realtà è emersa con tutta la sua spietatezza nelle ultime ore, quando i carabinieri del nucleo investigativo di Napoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre soggetti ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di fabbricazione di ordigno esplosivo e concorso in tentato omicidio pluriaggravato ai danni di Gabriele Agostini, ufficiale superiore della guardia di finanza, avvenuto a Bacoli nel marzo dell’anno scorso. Dalle risultanze investigative, è emerso che l’autore materiale del delitto, Franco Di Pierno, già arrestato esattamente un anno fa, il 16 ottobre 2023, dai militari del nucleo investigativo di Napoli, coordinati sempre dall’autorità giudiziaria partenopea, a seguito di altro provvedimento restrittivo personale emesso dal gip del capoluogo, abbia agito su mandato dell’ex compagna dell’ufficiale, l’avvocatessa Viviana Pagliarone, 39enne di San Vito Chietino, in provincia di Chieti, che a sua volta ha potuto contare sul contributo materiale di altri due soggetti per il confezionamento dell’ordigno artigianale, ma non improvvisato, adoperato per il grave attentato dinamitardo. Gli altri due indagati sono Giovanni Di Stefano, nato in Germania 32 anni fa e residente a Lesina (provincia di Foggia), e Ciro Caliendo, 46enne di San Severo, a una mezz’ora di auto da Lesina. Un profilo sinistro, quello di Caliendo, che analizzeremo più tardi. Torniamo ai fatti. E’ il pomeriggio del 21 marzo del 2023.

Al civico 150 di via Bellavista, a Bacoli, un’auto prende improvvisamente fuoco all’esterno di una villetta. Lì abita da qualche mese Gabriele Agostini, giovane ufficiale della guardia di finanza in servizio presso il nucleo di polizia economico finanziaria di Napoli, reduce da un’esperienza lavorativa nella tranquilla Cortina d’Ampezzo. L’uomo si salva per miracolo, soltanto grazie all’istinto. Intanto a Bacoli la notizia si diffonde rapidamente, e allo stesso modo dell’incendio infiamma il dibattito pubblico. Si parla di emergenza criminalità, di sicurezza urbana. Diventa un caso politico. Nel frattempo gli inquirenti lavorano a fari spenti. Gli esperti del Ris di Roma passano al setaccio la Lancia Delta di Agostini. Il 16 ottobre dell’anno scorso, la prima svolta con l’arresto di Franco Di Pierno: è lui, secondo gli inquirenti, l’uomo che ha piazzato l’ordigno sotto l’auto del finanziere. Qualche settimana più tardi gli inquirenti stringono il cerchio delle indagini attorno ad altre figure. Su tutte spicca quella di Viviana Pagliarone, brillante avvocatessa abruzzese e romana di nascita. Una professionista stimata. E’ stata sposata con Agostini. Viene iscritta nel registro degli indagati insieme a Giovanni Di Stefano, genero di Di Pierno, e Ciro Caliendo.

L’ipotesi più accreditata riconduce “la genesi dell’attentato all’ambito familiare” e, più precisamente, “al conflittuale rapporto tra i coniugi separati”. Una vendetta di fuoco con un ordigno, oltre che “micidiale”, “confezionato da mano esperta”, per citare il gip Nicola Marrone. Che aggiunge: “Le intenzioni di chi ha posizionato l’ordigno in un punto strategico, ovvero a ridosso del serbatoio del carburante tale da favorire l’incendio dell’autovettura a seguito dell’esplosione, erano quelle di ottenere la morte della vittima dell’attentato”. Trascorrono dieci mesi, fino a ieri, quando arriva la seconda svolta: la Pagliarone e gli scagnozzi, Di Stefano e Caliendo, finiscono in manette. Si accennava al profilo inquietante di Caliendo. Candidato al consiglio comunale di San Severo a giugno (ha ottenuto 413 voti, non riuscendo tuttavia a guadagnare un posto in Assise), la vicenda che lo vede coinvolto con la magistratura napoletana si intreccia, drammaticamente, con quanto nella notte tra il 27 e il 28 settembre scorsi, quando la moglie Lucia Salcone, 47 anni, è morta carbonizzata nella sua auto, una Fiat 500. Quello che sembrava un incidente fatale potrebbe essere altro. Caliendo, infatti, è indagato per omicidio. Due le anomalie che hanno spinto gli investigatori a concentrarsi su Caliendo: le tracce di combustibile ritrovate all’interno dell’abitacolo e la bassa velocità al momento dell’impatto. Nelle scorse ore Caliendo, imprenditore del vino (è rappresentante e referente del settore vitivinicolo Cia San Severo), si è dimesso da presidente dell’azienda L’Antica Cantina.

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