ROMA – Toghe nel caos: sospensione per il giudice romano Luca Palamara a cui sono stati tolti stipendio e funzioni. Palamara è indagato per corruzione. Indagine aperta anche carico di Riccardo Fuzio a sua volta finito sotto inchiesta per aver rivelato proprio a Palamara di un’inchiesta in corso a suo carico. La decisione è stata presa dal Collegio disciplinare del Csm su richiesta del procuratore generale.
I ‘garanti’ della giustizia
Insomma, chi dovrebbe garantire la giustizia come il Csm, finisce per piegarsi su se stesso tra indagini e sospensioni di giudici e magistrati. Il provvedimento a carico di Palamara sottolinea, ancora una volta, le oggettive difficoltà che la magistratura italiana vive: molte, troppe le influenze e i condizionamenti di una certa politica in un ambiente che dovrebbe invece esserne del tutto scevro e incondizionato. Oltre a dinamiche spartitorie e interessi privati che di certo non coprono il Csm di un velo di illibatezza. Ma l’Italia va in questa direzione e giudici e magistrati corrotti le pene le pagano direttamente sulla loro stessa pelle.
Provvedimento impugnabile
Intanto il provvedimento di sospensione a carico di Palamara è impugnabile davanti alle Sezioni Unite civili della Cassazione, per cui appare fin troppo palese che Palamara e i suoi legali presenteranno ricorso. Intanto al magistrato indagato verrà comunque versato un assegno alimentare.
Bonafede: stiamo lavorando alla riforma del Csm
“Stiamo lavorando – ha detto il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – su tutto il sistema del Csm e della magistratura. E’ vero che c’erano dinamiche falsate dal correntismo e da una logica spartitoria, ma è vero che i capi delle procure sono persone qualificatissime e i cittadini sono in ottime mani. Una delle parti della riforma del Csm è il sistema elettorale: le elezioni avverranno tramite sorteggi, saranno creati collegi più piccoli, e ci sarà una sezione che si occuperà solo del disciplinare.
La riforma della Giustizia verrà inviata al legislativo di Palazzo Chigi domani mattina. La riforma mira ad accelerare i tempi del processo. Sulle indagini creiamo tre scaglioni: un anno, un anno e mezzo e due anni. Per i reati minori sono stati diminuiti i tempi dell’indagine e abbiamo previsto un meccanismo che se viene superato il tetto delle indagini l’indagato viene avvisato del fatto che il fascicolo è a sua disposizione. Se il grado di giudizio durerà di più – ha concluso – ci saranno sanzioni”.