NAPOLI – Sono tanti, troppi i detenuti che si sono suicidati in carcere nel 2024. Per il Garante nazionale delle persone private della libertà sono 67, un numero diverso rispetto alla conta delle morti in cella portata avanti dai sindacati del settore della penitenziaria, secondo cui a togliersi la vita dall’inizio dell’anno sono stati 72 detenuti. Una differenza legata alle morti ancora non chiare come spesso accade a chi, dietro le sbarre, usa il gas del fornelletto per ‘sballarsi’ o togliersi la vita. Nel report del Garante dei detenuti, sono citati i dati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria: dall’inizio dell’anno al 16 settembre, i suicidi sono stati 67, 19 in più rispetto al 2023, di cui due all’esterno degli istituti di pena. Delle persone che si sono tolte la vita, 65 erano uomini, 2 donne, per lo più italiani (54%), mentre il 46% (pari a 31 suicidi) è composto da stranieri provenienti da 15 Paesi diversi. La loro età media è di circa 40 anni.
In 29 erano stati giudicati in via “definitiva” e condannate (43%), mentre 9 avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso; 24 persone (36%) erano in “attesa di primo giudizio”, 2 ricorrenti, 2 appellanti e 1 internato provvisorio. E ancora: per quanto riguarda i reati, dall’analisi è emerso che la maggior parte delle persone che si è tolta la vita in carcere era accusata o era stata condannata per reati contro la persona 34 (pari al 51%), tra questi si riportano quelli di maggiore rilievo: 13 per omicidio (tentato o consumato), 8 di maltrattamento in famiglia e 4 di violenza sessuale. A seguire i reati contro il patrimonio 23 (pari al 34%), per legge droga (5). Poco significativi sul piano statistico appaiono invece gli altri tre tipi di reato: contro le immigrazioni clandestine (1) per detenzione di armi (2) e concorso in reato (1), per atti persecutori (1) e in 1 caso il dato è mancante. Analizzando i dati relativi agli eventi critici, è stata rilevata la presenza di eventuali fattori indicativi di fragilità o vulnerabilità. La lettura ha fatto emergere che 36 persone (pari al 54%) erano coinvolte in altri eventi critici e di queste 16 (ossia il 24%) avevano precedentemente messo in atto almeno un tentativo di suicidio.
Inoltre, 14 persone (ossia il 21% dei casi) erano state sottoposte alla misura della “grande sorveglianza” e di queste 5 lo erano anche al momento del suicidio. Gli Istituti in cui si sono verificati i suicidi sono 46 (pari al 24% del totale delle strutture penitenziarie): 41 Case circondariali e 5 Case di reclusione. Dei 67 eventi suicidari: le regioni maggiormente interessate sono la Campania, con l’istituto penitenziario di Poggioreale su tutti e la Lombardia con 8; a seguire Emilia Romagna e Toscana 7; Veneto 6; Lazio e Sardegna 5; Piemonte e Liguria 4; Abruzzo, Calabria e Sicilia 3; Puglia 2; Marche e Umbria 1. L’indice di sovraffollamento nelle carceri italiane è al 131,77%. È quanto emerge dai dati del report del Garante nazionale per le persone private della libertà personale. Al 16 settembre, a fronte di 46.929 posti disposinibili, nelle prigioni italiane sono presenti 61.840 detenuti.
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