Brexit, Coldiretti: “Il patto salva il made in Italy a tavola, vale 3,4 miliardi”

Importante notizia per i prodotti italiani

Foto LaPresse - Marco Cantile Nella foto: il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo

MILANO – Quasi un barattolo di pomodori pelati made in Italy su cinque esportati finisce in Gran Bretagna. Che è dipendente dall’estero per l’80% del pomodoro che consuma e rappresenta per l’Italia uno sbocco di mercato di vitale importanza che la Brexit. Soprattutto in caso di mancato accordo, potrebbe mettere a rischio. È quanto afferma la Coldiretti in occasione del primo grande patto salva made in Italy. Per salvaguardare le esportazioni agroalimentari italiane in Gran Bretagna dopo la Brexit. Si tratta della firma, che Coldiretti definisce “storica”, dell’accordo tra Filiera Agricola Italiana spa e Princes Industrie Alimentari. Il colosso inglese che è il più grande trasformatore di pomodori pelati in Italia destinati in buona parte proprio al mercato inglese.

L’intesa, sottoscritta a Roma dal presidente della Coldiretti Ettore Prandini e dall’amministratore delegato di Princess Gianmarco Laviola, alla presenza dell’ambasciatore del Regno Unito in Italia Jill Morris, interessa le produzioni di pomodoro dei territori delle regioni Puglia, Basilicata e Molise. Nei quali si concentra quasi il 40% della produzione nazionale di pomodoro da industria.

Dopo il vino che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 800 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 350 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è proprio l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro. Ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano per un valore attorno ai 90 milioni di euro. Una ‘hard Brexit’ rappresenta poi un problema anche per la tutela dei prodotti a denominazione di origine Dop/Igp. Con le esportazioni italiane di prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare made in Italy.


(AWE/LaPresse)

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