MILANO – Dazi di 24,9 euro al quintale sono pronti a scattare il 29 marzo per le importazioni di tutti i tipi di formaggi grattugiati che colpiscono in particolare le esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in busta e barattolo. Lo rende noto la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione da parte del governo britannico del nuovo regime tariffario all’importazione. In caso di mancato accordo entro il 29 marzo.
La Coldiretti lancia l’allarme: esportazioni in pericolo
Se non si raggiunge prima l’intesa con l’Unione europea, scatta dunque una misura che – sottolinea la Coldiretti – rischia di frenare un segmento particolarmente dinamico delle esportazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano in Gran Bretagna. Dove le spedizioni hanno raggiunto il valore di 85 milioni di euro nel 2018. Tra i settori ai quali Londra intende garantire tutele particolari in caso di Brexit figurano infatti, oltre alle auto, i prodotti agricoli come – precisa la Coldiretti – carne di manzo, agnello, maiale, pollame e lattiero caseari per sostenere allevatori e agricoltori locali.
Gli effetti dei dazi inglesi sull’esportazione di Grana e Parmigiano
A beneficiare delle nuove misure che resterebbero in vigore per 12 mesi sarebbero – continua la Coldiretti – solo i Paesi non membri dell’Ue. La cui quota di esportazioni verso il Regno Unito non soggetta a tariffe aumenterebbe infatti dall’attuale 56 al 92%. Mentre per i beni in arrivo dall’Unione europea, che attualmente sono tutti esenti da dazi, con il nuovo regime entrerebbero liberamente in Gran Bretagna solo nell’82% dei prodotti.
Coldiretti sottolinea la necessità di un’intesa con il Regno Unito
Senza accordo – continua la Coldiretti – un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi. Con le esportazioni italiane di prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) come il Grana e il Parmigiano Reggiano. Che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare made in Italy. E che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.
Un regime che agevola solo i paesi non membri dell’Ue
Il regime tariffario più vantaggioso previsto per alcuni prodotti di questi Paesi, sottolinea ancora la Coldiretti, rischia peraltro di avere effetti negativi sull’export di prodotti made in Italy. Che nell’agroalimentare hanno raggiunto il record storico di 3,4 miliardi di euro nel 2018, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente. Dopo il vino, che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è – conclude la Coldiretti – l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni. Ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva.
Il rischio è rallentare il flusso dell’export made in Italy
“La mancanza di un accordo è lo scenario peggiore perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il rischio che con l’uscita dall’Unione europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Un esempio è l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. E che – conclude Prandini – boccia ingiustamente quasi l’85% del made in Italy a denominazione di origine (Dop).
(LaPresse)