LONDRA – Il Parlamento britannico proverà domani a trovare una via d’uscita al dibattito sulla Brexit, votando sugli emendamenti al piano B della premier Theresa May.
Non si tratterà di un voto sull’accordo ma solo sugli emendamenti: a seconda dei voti che riscuoteranno si capirà quali opzioni hanno sostegno.
Nel Regno Unito la situazione è in stallo dopo lo schiaffo del 15 gennaio a May
La Camera dei comuni ha bocciato l’accordo di ritiro da lei raggiunto con l’Ue. May non ha tolto dal tavolo l’ipotesi di ‘no deal’, cioè di uscita senza accordo, che scatterà il 29 marzo nel caso in cui non non verrà raggiunta un’intesa.
A Londra si ipotizza di chiedere dei ‘ritocchi’ a Bruxelles
La Commissione Ue fa sapere che l’accordo di uscita non è aperto per essere rinegoziato. Non tutti gli emendamenti verranno messi al voto a partire dalle 20 italiane: lo speaker dei Comuni, John Bercow, farà una selezione martedì mattina. Per essere scelti, gli emendamenti hanno bisogno di sostegno da tutte le parti politiche. Di seguito i principali scenari al vaglio.
Rinvio Brexit
L’emendamento presentato dalla laburista Yvette Cooper, sostenuto da alcuni ex ministri conservatori, permetterebbe di calendarizzare alla Camera dei Comuni un dibattito, seguito da un voto, su una legge per imporre al governo di chiedere a Bruxelles un rinvio della Brexit.
In base al testo proposto da Cooper, se non si trova un accordo sulla Brexit entro il 26 febbraio il governo deve permettere ai deputati di votare per il rinvio.
Cooper propone uno slittamento di nove mesi, ma la durata potrebbe essere oggetto di emendamenti. “Un prolungamento dopo il 29 marzo è possibile ma non oltre il 30 giugno, perché il nuovo Parlamento europeo sarà costituito”, spiega una fonte diplomatica.
Modificare l’accordo di May
Diversi emendamenti al voto domani chiedono di cambiare le condizioni sul ‘backstop’ previste nell’accordo raggiunto da May con Bruxelles. Due emendamenti proposti dal deputato conservatore Andrew Murrison, e firmati da alti membri del partito, vorrebbero introdurre un limite di tempo di un anno al backstop.
May chiede modifiche al backstop da mesi, ma i leader Ue finora si sono rifiutati: oggi il portavoce della Commissione Ue ha ribadito che l’accordo “non è aperto a rinegoziazioni” e “include il backstop”. Se dovesse passare uno di questi emendamenti, May potrebbe tornare a Bruxelles dicendo che se l’Ue è pronta a fare delle modifiche al backstop il Parlamento potrebbe appoggiare l’accordo sulla Brexit.
Il Parlamento vota sulle opzioni di modifica
Il conservatore Dominic Grieve ha presentato un emendamento che mira a permettere ai deputati di riprendere parzialmente il controllo dell’agenda parlamentare.
Stando alla sua proposta, il governo dovrebbe accordare ai deputati sei giorni, a febbraio e marzo, per discutere e votare su opzioni diverse. Nessuna delle opzioni approvate in questi eventuali voti sarebbero vincolanti per l’esecutivo, ma avrebbero forza politica.
Escludere il ‘no deal’
Oltre 120 deputati di diversi partiti nella Camera dei Comuni, composta da 650 seggi, hanno firmato un emendamento presentato dalla conservatrice Caroline Spelman, che respinge l’ipotesi di una Brexit senza accordo.
Un emendamento separato presentato dal leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn chiede al Parlamento tempo per votare su come possa essere evitato il ‘no deal’ individuando due opzioni: rinegoziare una unione doganale Ue-Regno Unito e un “rapporto forte” con il mercato unico Ue, oppure tenere un secondo referendum.
È improbabile però che questo emendamento di Corbyn venga selezionato per essere messo al voto. Non è stato presentato un emendamento che chieda esplicitamente un secondo referendum.
Un crescente numero di ministri, intanto, ha avvertito che potrebbe dimettersi per fare pressioni mirate a evitare un ‘no deal’. Oltre 120 deputati di diversi partiti nella Camera dei Comuni hanno firmato un emendamento presentato dalla conservatrice Caroline Spelman, che respinge l’ipotesi di una Brexit senza accordo. (LaPresse/AFP)