Brexit, Johnson vince 1° round in tribunale e avverte: non bloccare divorzio

I deputati rientreranno dalla pausa estiva il 3 settembre, il che significa che avranno solo una settimana di tempo per agire,

Boris Johnson vince il primo round giudiziario: il tribunale di Edimburgo, in Scozia, ha respinto il primo ricorso che era stato presentato per fermare la sospensione del Parlamento voluta dal premier britannico. E l’inquilino del numero 10 di Downing Street lancia un avvertimento ai deputati, mettendoli in guardia contro ogni tentativo di bloccare la Brexit, in programma per il 31 ottobre: i parlamentari “hanno promesso di attuare il mandato del popolo, hanno promesso di attuare la Brexit e spero che lo faranno”, non farlo provocherebbe “un danno duraturo alla fiducia del popolo nella politica”, ha detto ai microfoni di Sky News.

Johnson ha chiesto alla regina, e ottenuto, una sospensione del Parlamento dalla seconda metà di settembre fino al 14 ottobre. I deputati rientreranno dalla pausa estiva il 3 settembre, il che significa che avranno solo una settimana di tempo per agire, e il leader laburista Jeremy Corbyn ha fatto sapere che al rientro intende approvare subito una legge che consenta di evitare un ‘no deal’ e anche di evitare la sospensione stessa “in questo periodo totalmente cruciale” visto l’avvicinarsi della Brexit.

In attesa del rientro dei deputati la battaglia si sta giocando, appunto, nei tribunali: il ricorso che è stato respinto in Scozia era stato presentato da circa 75 parlamentari filoeuropei; ma questa bocciatura, di cui Downing Street si è detta “felice”, dovrà ancora essere confermata in un’altra udienza, che si terrà il 3 settembre. Anche se la Corte dichiarasse illegale la decisione di Johnson, tuttavia, questo non lo obbligherebbe a fare marcia indietro. Ci sono comunque altre azioni legali pendenti: l’ex premier conservatore John Major, che si oppone alla Brexit, si è unito al ricorso contro la sospensione del Parlamento presentato dalla militante anti-Brexit Gina Miller, per cui l’udienza è in programma per il 5 settembre a Londra. E un terzo ricorso, presentato da un militante nordirlandese per i diritti dell’uomo, Raymond McCord, verrà analizzato il 3 settembre dall’Alta Corte dell’Irlanda del Nord.

“Se non riusciamo ad avere successo in questo negoziato con l’Ue dobbiamo uscire in ogni caso”, ribadisce Boris Johnson, paladino di una Brexit costi quel che costi. Intanto da Bruxelles la Commissione Ue fa sapere che si aspetta “proposte concrete riguardo al backstop che siano compatibili con l’accordo di uscita” e conferma che David Frost, sherpa del governo britannico per la Brexit, ha chiesto incontri con la Commissione due volte a settimana per discutere dell’accordo stesso. “Non è arrivato nulla di credibile da parte del governo britannico come alternativa al backstop”, ha tuonato dal canto suo l’Irlanda, per bocca del ministro degli Esteri Simon Coveney a margine del Consiglio informale a Helsinki.

 (LaPresse/AFP) 

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