Brexit, la premier May apre al dialogo con Corbyn

Intanto il presidente Juncker ha assicurato che Bruxelles lavorerà "fino all'ultimo istante" per evitare un divorzio senza accordo

Foto Oli Scarff / AFP in foto Jeremy Corbyn

LONDRA – È corsa contro il tempo a Londra per trovare una soluzione per la Brexit prima del summit Ue in programma il 10 aprile.

La premier May apre al dialogo con Corbyn

La strategia di Theresa May è la seguente: raggiungere un compromesso con il partito laburista di Jeremy Corbyn che riesca a passare alla Camera dei Comuni. In modo da evitare un’uscita in scenario di no deal il 12 aprile e da chiedere a Bruxelles un nuovo rinvio della data di divorzio. Che dovrebbe comunque essere entro il 22 maggio per evitare la partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee. In quest’ottica sono cominciati i colloqui May-Corbyn: le oltre due ore di confronto a Westminster, a dire di entrambe le parti, sono state “costruttive”. Ma non risolutive: i due si dovranno rivedere presto.

Lo scopo è evitare un’uscita senza accordo

“Entrambe le parti hanno mostrato flessibilità e un impegno a porre fine all’attuale incertezza della Brexit”, ha fatto sapere Downing Street. Spiegando che è stato “concordato un programma di lavoro” che protegga posti di lavoro e sicurezza. E un portavoce del Labour ha parlato di “discussioni esplorative costruttive su come rompere l’impasse sulla Brexit”.

Ad attenuare i toni, tuttavia, ci ha pensato Corbyn in persona: se intercettato all’uscita dal Daily Mirror ha parlato di un incontro andato “molto bene”, poi ha anche detto che è stato “utile ma senza risultati” e che “non ci sono stati tanti cambiamenti quanti mi aspettavo”.

Brexit, differenze di vedute tra May e Corbyn

Il compito certo non è semplice: finora, infatti, May e Corbyn hanno manifestato posizioni diametralmente opposte. May difende un’uscita dal mercato unico, per porre fine alla libertà di circolazione delle persone, e vuole un’uscita dall’unione doganale. Affinché il Regno Unito abbia la propria politica commerciale. Corbyn invece, dal canto suo, vuole un’unione doganale e ha votato lunedì per la permanenza nel mercato unico.

Si dimettono due membri del governo

Il tentativo di dialogo dell’ultimo minuto di Theresa May ha attirato su di lei i fulmini dei brexiteers del suo partito conservatore. E ha portato alle dimissioni di due membri del governo. Prima ha lasciato il sottosegretario per il Galles, Nigel Adams, contrario all’apertura a Corbyn: “Ora sembra che lei e il suo governo abbiate deciso che un accordo, architettato con un marxista che nella sua vita politica non ha mai messo al primo posto gli interessi britannici, sia meglio del no deal”, ha rimproverato a May. Poi si è dimesso anche il sottosegretario per la Brexit, Chris Heaton-Harris, il quale ha detto di non potere sostenere nessun ulteriore rinvio del divorzio.

No deal, uno scenario allarmante

Ma per May è importante evitare un’uscita senza accordo e senza periodo di transizione, uno scenario che spaventa gli ambienti economici. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, in un’intervista a Sky News ha detto che il rischio di una Brexit no deal è “allarmante”.

Ue e Regno Unito lavorano all’intesa

Dall’Ue, intanto, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – dopo aver chiarito che per un’ulteriore proroga al 22 maggio è comunque necessario che Londra approvi l’accordo di ritiro entro il 12 aprile – ha assicurato che Bruxelles lavorerà “fino all’ultimo istante” per evitare un divorzio senza accordo. Stessa posizione espressa da Angela Merkel. Un nuovo rinvio dell’uscita di Londra dall’Ue dovrebbe essere approvato all’unanimità dagli altri 27 Stati membri.

(LaPresse/AFT)

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