Brexit, industria dell’auto in allarme: il ‘no deal’ avrebbe “conseguenze catastrofiche”

ROMA – Industria dell’auto in allarme: il ‘no deal’ avrebbe “conseguenze catastrofiche”. E’ quanto hanno dichiarato in un comunicato le 23 associazioni di categoria, l’ANFIA per l’Italia, preoccupate di un’uscita senza accordo e di una regolamentazione del Regno Unito dall’Ue, che comporterebbe l’incombente rischio dell’applicazione di tariffe doganali da un giorno all’altro che si stimano sui 5,7 mld di euro.

Gli incontri

Per questo motivo la speranza che qualcosa avvenga è relegata nei vari incontro politici nel disperato tentativo di sbloccare il negoziato tra Bruxelles e Londra, capitale di acquisto e produzione di auto ma anche il fulcro sui cui convengono altri Paesi europei. “La fine della libera circolazione – spiegano – provocherebbe il caos in un settore nel quale domina il just-in-time, ossia la fornitura minuto per minuto da parte della catena produttiva”. Per cui “un solo minuto di sospensione della produzione britannica costerebbe al settore 54.700 euro”

Scenario apocalittico

Si potrebbe materializzare il prossimo  31 ottobre, a poco più di un mese, data in cui il Regno unito uscirà definitivamente dall’Ue. Per cui giorno per giorno i tempi di un accordo diventano sempre più risicati dando vita a situazione di grande apprensione in tutto il settore dell’auto che rappresenta, lo ricordiamo,  uno dei maggiori fattori di scambio tra le due sponde della Manica. In mancanza di un accordo, entrerebbero in vigore “le convenzioni internazionali del commercio, con l’innalzamento di barriere doganali e dazi che, secondo alcuni calcoli, ammonterebbero a 5,7 miliardi”.

Lo tsunami

Come uno tsunami verrebbe spazzato via l’intero settore automobilistico che basa la sua vitalità sulla libera circolazione delle merci per l’approvvigionamento “just in time, ovvero nel momento in cui servono, delle componenti provenienti dal Continente necessarie alle fabbriche per l’assemblaggio delle vetture”. Dazi e dogane rischiano dunque di far saltare l’intero sistema con inevitabili blocchi della produzione che potrebbero rivelarsi catastrofici in termini economici.

Le aziende in allarme

La Honda, che produce la Civic  a Swindon, in Inghilterra, ha minacciato di sospendere la  produzione “qualora non venisse raggiunto un accordo commerciale tra la Regno Unito e Bruxelles”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Toyota, con stabilimento a Burnaston, dove viene prodotta la Corolla, e uno nel Galles che realizza motori. E ancora: BMW, proprietaria dei due marchi inglesi Rolls-Royce e Mini, e Volkswagen, oltre al gruppo PSA

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