Brexit, sterlina cade a minimi da 2016. ‘Rischio diventi bersaglio’

La sterlina rischia di diventare il bersaglio preferito dei trader nella tempesta della Brexit. Il pound ha toccato oggi, attestandosi a 1,1959 dollari, i minimi da quasi tre anni contro il biglietto verde.

(Photo by Daniel SORABJI / AFP)

MILANO – La sterlina rischia di diventare il bersaglio preferito dei trader nella tempesta della Brexit. Il pound ha toccato oggi, attestandosi a 1,1959 dollari, i minimi da quasi tre anni contro il biglietto verde. E prima di allora, quando la sterlina si fermò a 1,1841 dollari in un cosiddetto ‘crash flash’, per arrivare a un livello così basso bisogna risalire addirittura al 1985. Il 7 ottobre del 2016 la moneta britannica registrò un tonfo del 6,1% contro il dollaro, a pochi mesi dal voto sul il referendum sull’uscita di Londra dall’Unione europea, che vide prevalere i sostenitori della Brexit.

I dati

“Ci troviamo in acque inesplorate”, spiega Neil Wilson, capo analista di mercato di Markets.com. “Potremmo vedere – aggiunge l’analista – anche quota 1,15 o addirittura 1,10 dollari nelle prossime settimane se i trader decidessero di muoversi contro la sterlina”. Nella seconda parte di giornata la valuta Uk si è ripresa ritornando in area 1,20 dollari, una soglia sotto la quale non era comunque mai andata dal gennaio del 2017. Anche l’euro ha beneficiato della debolezza della sterlina, risalendo la china da un minimo in 27 mesi di 1,0926 pound, raggiunto nella notte durante le negoziazioni asiatiche, con la moneta unica europea che è influenzata dalle spinte ribassiste sulle aspettative di nuove misure di stimolo in arrivo dalla Bce per sostenere la debole economia dell’eurozona.

Le reazioni

I membri del partito conservatore del primo ministro, Boris Johnson, potrebbero unirsi ai parlamentari dell’opposizione in un voto comune per cercare di ritardare forzatamente l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, se Johnson non riuscirà a ottenere un accordo di divorzio con Bruxelles nelle prossime settimane. Il leader del Regno Unito insiste invece sul fatto che la Gran Bretagna lascerà l’Ue con o senza accordo il 31 ottobre, ma i mercati temono che una Brexit ‘no-deal’ possa essere disastrosa per l’economia britannica, almeno nel breve termine, facendo scivolare Londra nella recessione. Johnson ha anche ventilato l’ipotesi di elezioni politiche anticipate. La debolezza della sterlina rende le importazioni in Gran Bretagna più costose – ad esempio il petrolio che viene scambiato in dollari – e riduce le esportazioni.

di Lorenzo Allegrini

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