NAPOLI – La consigliera regionale Maria Luigia Iodice ha scelto di essere giudicata con rito abbreviato nel processo per i voti falsi alle elezioni del 2020. Ieri è stata celebrata l’udienza preliminare e il processo riprenderà a luglio. Il giudice Raffaele Coppola ha accolto la costituzione di parte civile di Agostino “Steve” Stellato, primo dei non eletti nella lista Noi Campani (la stessa nella quale correva la Iodice), rappresentato dagli avvocati Francesco Parente e Renato Labriola.
L’inchiesta è incentrata su 13 schede elettorali che, secondo la Procura di Napoli Nord, la Iodice, con l’aiuto di altre persone (al momento non identificate), avrebbe alterato in occasione delle Regionali del 20 e 21 settembre 2020. La candidata avrebbe dato direttive ai suoi presunti complici per far aggiungere ad alcuni voti già espressi il nominativo ‘Iodice’, tracciato, sostengono gli inquirenti, dalla stessa mano e con matite non regolamentari (diverse rispetto a quelle che il presidente di seggio fornisce all’elettore). Le 13 schede incriminate sono tra quelle che vennero usate presso la sezione numero 9 del Comune di San Cipriano d’Aversa.
Il mese scorso il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio della Iodice, assistita dai legali Ida Sagnelli e Giacomo Papa. Se la Procura di Napoli Nord, diretta da Maria Antonietta Troncone, si è messa al lavoro per far luce sulle votazioni del 2020 è grazie ai dati che emersero durante l’esame, da parte della giustizia amministrativa, del ricorso che aveva presentato Stellato, ex assessore di Bellona e candidato alla Regione nella stessa lista della Iodice, organizzata da Luigi Bosco, ora passato in Azione, e dal sindaco di Benevento Clemente Mastella.
Stellato si era visto strappare il seggio dalla Iodice per pochi voti. E così, ritenendo che il conteggio delle preferenze ottenute dai candidati della lista Noi Campani era stato caratterizzato da errori, decise di avviare l’iter per ottenere il riconteggio (controllo che venne effettuato dalla Commissione prefettizia). In una delle urne ‘riaperte’ (quella di San Cipriano d’Aversa) saltarono fuori alcune schede (le 13 oggetto dell’indagine di Napoli Nord) con caratteristiche alquanto anomale: riportavano i nomi e i cognomi di Fortunato Griffo (anche lui candidato di Noi Campani), sanciprianese, e della Iodice, scritti con grafia diversa. Inoltre, una delle due preferenze attribuite al politico dell’Agro aversano e alla candidata marcianisana non era stata vergata (tesi che ha sposato la Procura) con la matita data in dotazione dal Viminale ai seggi elettorali.
Ad innescare il riconteggio effettuato dalla Commissione, per essere precisi, era stato il ricorso presentato al Tar e poi Consiglio di Stato da Stellato, teso a dimostrare che lo scranno ottenuto dalla Iodice toccava a lui. La giustizia amministrativa si è espressa in favore della candidata: non ha ravvisato elementi per sfilare, accogliendo la richiesta di Stellato, il seggio alla Iodice (che tuttora, infatti, occupa sostenendo il governatore Vincenzo De Luca). La presenza delle schede anomale, però, portò Stellato a presentare una denuncia contro ignoti alla Procura di Napoli Nord. E il pubblico ministero Colella, analizzando la vicenda, ha ritenuto responsabile proprio la Iodice di aver turbato, contribuendo a falsificare le schede, il regolare svolgimento delle elezioni individuando in Stellato la persona offesa. Il sanciprianese Griffo è estraneo all’indagine, la Iodice è nel frattempo stata eletta consigliere comunale a Marcianise, risultando la più votata, a sostegno del sindaco Antonio Trombetta.
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