CASERTA – Vaccino sì, vaccino no. Mentre migliaia di bufale vengono mandate al macello, mentre centinaia di allevamenti chiudono i battenti, imprenditori agricoli, politici e autorità sanitaria ne discutono da anni. Il nuovo piano regionale per eradicare brucellosi e tubercolosi tra i suoi principali obiettivi aveva proprio quello di mettere fine al dilemma. Ed invece il nodo è ancora lì. Irrisolto e ingombrante. L’esecutivo guidato dal governatore Vincenzo De Luca sostiene di aver accolto le istanze di buona parte degli allevatori che vogliono il vaccino. Ed infatti, su carta, è stato reso obbligatorio. Ma “per i capi tra i 6 e i 9 mesi solo nelle aziende ufficialmente indenni nell’area cluster”, ovvero per gli allevamenti che si trovano a Castelvolturno, Grazzanise, S. Maria La Fossa e Cancello Arnone, dove la brucellosi è maggiormente radicata. E’ facoltativo, invece, “nei comuni cuscinetto”.
Leggendo le carte, piaccia o no agli allevatori, è comunque un inizio. Il problema è che si tratta di un inizio-fake. La procedura ad oggi resta solo inchiostro.
Nei giorni scorsi siamo stati contattati da un allevatore dell’Agro aversano: approfittando di quanto detto dal piano, voleva vaccinare i suoi capi. E così si è recato alla sua Asl di riferimento e ha chiesto di avviare l’iter per le inoculazioni: “Voglio vaccinare le mie bufale”. E come risposta ha ricevuto una grassa risata corredata da un secco: “Il vaccino non c’è”.
Tutti gli altri punti del nuovo piano regionale sono di fatto già esecutivi. Tempi, controlli e divieti sono attivi. Quello sui vaccini, invece, per concretizzarsi ha bisogno del check della Comunità europea. Insomma, un piano per l’eradicazione che è a due velocità. E del vaccino nemmeno l’ombra.
“E’ una presa in giro, un bluff – è lo sfogo dell’allevatore -. Dicono che il vaccino ora è obbligatorio ma non viene fatto da nessuno. Dicono che le stalle che si trovano nelle zone cuscinetto hanno facoltà di farlo, ma se lo chiediamo viene negato”.
L’assessore Nicola Caputo, delegato regionale all’Agricoltura che ha seguito la redazione del piano per eradicare burcellosi e tubercolosi, ha ricordato che “la vaccinazione nei comuni cluster e nelle aree cluster non può essere facoltativa in quanto provocherebbe dei ‘vuoti immunitari’ sul territorio e non garantirebbe la protezione dell’intera area sottoposta a profilassi vaccinale”. Una posizione forte, chiara. Ma, a quanto pare, non basta a dare subito il via alle inoculazioni delle dosi anti-brucella.
Ci sono allevatori, diversi, che lamentano la non presenza del vaccino. Ma ce ne sono anche tantissimi che non vogliono assolutamente iniettare alcuna sostanza al loro bestiame. “Il nostro latte verrebbe marchiato – ci dice Giovanni, imprenditore del Basso Volturno -. Se l’obbligatorietà riguarderà tutta la Campania allora sarà diverso. Così vogliono ghettizzarci. Metteremmo sul mercato un prodotto che avrebbe meno valore rispetto a quello delle altre zone”.
Alcuni allevatori chiedono pure che la vaccinazione non sia destinata solo alle bufale di età compresa tra i 6 e i 9 mesi, ma anche a quelle adulte, già in grado di produrre latte (istanza respinta dai tecnici a più riprese). Sul punto Caputo non ha lasciato spazio ad equivoci: “La vaccinazione negli adulti non può essere consentita in quanto gli animali vaccinati diventerebbero portatori di Brucella RB51 e gli stessi costituirebbero fonte di eliminazione con gli escreti e secreti in maniera intermittente. Inoltre, sono documentati gli aborti da ceppo vaccinale (la bibliografia a riguardo è particolarmente consistente)”.
Vaccino sì, vaccino no. Ripetiamo: su carta, oggi, gli allevamenti presenti nella zona rossa sono obbligati a vaccinare. La realtà, invece, dice tutt’altro. Cosa? Il vaccino è un bluff.
La protesta in Regione, i capigruppo chiamano De Luca
Le critiche degli allevatori al piano per l’eradicazione di brucellosi e tubercolosi finalmente sono riuscite a farsi spazio in Regione. Una delegazione del Coordinamento unitario in difesa del patrimonio bufalino ieri è stata ricevuta dalla Conferenza dei capigruppo del Consiglio. Gianni Fabbris, portavoce degli imprenditori agricoli, ha illustrato il suo giudizio negativo al piano varato dalla giunta. “Come è possibile – ha chiesto il sindacalista – che la Regione, dopo aver annunciato importanti modifiche al vecchio piano con l’introduzione della vaccinazione e dell’autocontrollo, non abbia sentito la necessità di riconsiderare la composizione della struttura tecnica chiamata a redigere e a gestire il nuovo documento, confermando la stessa che ha già fallito e che si è sempre schierata contro il cambiamento?”. All’unanimità i capogruppo hanno deciso di invitare il presidente Vincenzo De Luca “a partecipare ad un incontro con i rappresentanti del Coordinamento per poter facilitare il confronto e verificare le soluzioni condivise”. Si sono detti pronti anche ad organizzare un dibattito pubblico che coinvolga tutta l’assise del Consiglio regionale.
“Mentre l’Associazione tutela allevamento bufala mediterranea continua la protesta, noi – ha fatto sapere il consigliere Gianpiero Zinzi (nella foto con il presidente del Consiglio, Gennaro Oliviero, e la delegazione di allevatori), – chiederemo alla Giunta regionale di ascoltare finalmente la posizione degli allevatori e aprire quel confronto che finora è mancato”.
Intanto oggi va in scena un’importante manifestazione in autostrada messa in piedi proprio dagli allevatori: “Gli impegni si rispettano. Giù le mani da Terra di Lavoro. Giù le mani dalla Bufala”, è il titolo della protesta che vedrà sfilare un corteo di mezzi lungo il tratto autostradale che collega Capua a Napoli.
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