Roma, 30 set. (LaPresse) – “Perché i conti non tornano. L’obiettivo all’1,6% di crescita per il 2019 non solo non verrà raggiunto ma non sta né in cielo né in terra e le maggiori spese e i tagli delle imposte in deficit non si trasformeranno in modo lineare ed automatico in prodotto interno lordo per tutta una serie di motivi”. Così in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile del dipartimento di politica economica di Forza Italia. “Innanzitutto, i titolari del reddito di cittadinanza, seppur consumatori marginali, non trasformeranno tutto il reddito in consumi; questi cittadini infatti, in parte seppur piccola, destineranno queste risorse al risparmio o per ripianare dei debiti. Nel caso di lavoro nero poi, il reddito attribuito accantonato sarà ancora più alto – prosegue Brunetta – Il reddito per essere distribuito poi ha dei costi. La propensione al consumo sulle partite Iva destinatarie della flat tax sarà ancora più bassa, visto che si tratta di destinatari con redditi ancora più alti, attorno ai 30.000 euro.
inoltre
Il reddito di cittadinanza produrrà un aumento nominale dei salari non accompagnato da una crescita della produttività del fattore lavoro, con effetti inflazionistici e, quindi, con un impatto negativo sui consumi”. “Ciò che si sottostima, inoltre, in maniera plateale, è l’impatto dello shock degli spread e dei tassi sull’economia reale. Un aumento di 200 basis point degli spread fa peggiorare il costo del credito, contraendolo. E il credito è il moltiplicatore più importante della crescita. Saremo in pieno credit crunch. Lo spread sul debito sovrano diventerà strutturale e verrà trasferito dalle Stato alle banche ed, infine, ai mutui e ai prestiti alle imprese. Va poi considerata la necessità di ricapitalizzazione necessaria per ricoprire le perdite sui titoli di Stato posseduti dalle banche. Risorse, queste, che verranno ovviamente sottratte al credito” continua Brunetta.