Brunetta attacca la manovra: “La peggiore della storia”

"Quella votata stanotte dal Senato è la peggior manovra finanziaria nella storia della Repubblica"

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse In foto: Renato Brunetta

MILANO (LaPresse) – Brunetta attacca la manovra: “La peggiore della storia”. “Quella votata stanotte dal Senato è la peggior manovra finanziaria nella storia della Repubblica. Per contenuti e per modi. Per quanto riguarda i contenuti, questa manovra finanzia due misure assistenzialiste nocive come il reddito di cittadinanza e la quota 100. Che avranno un impatto pari a zero sulla crescita economica. Dal momento che dare soldi a chi non lavora o mandare dei lavoratori in pensione qualche mese prima del previsto non produrrà nessun aumento del Pil”. Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia.

Per Brunetta la manovra produrrà anche “un azzeramento degli investimenti. E un nuovo aumento delle tasse. Come quello sulle imprese e quello, monstre, relativo all’aumento delle aliquote IVA a partire dal 2020. Che costerà alle famiglie italiane più di 80 miliardi di euro in tre anni. Oltre, ovviamente, ad un altro maxi-ricorso al deficit pubblico, che si scaricherà ancora di più sull’enorme stock di debito pubblico. Senza contare l’eredità che questa Legge di Bilancio lascia a quella del prossimo anno, quando le clausole di salvaguardia dovranno essere bonificate con aumenti di tasse o inverosimili tagli giganteschi alla spesa pubblica, senza più poter ricorrere al solito giochino della flessibilità, dal momento che questa è stata tutta utilizzata una tantum quest’anno”.

“Quanto ai modi, è la prima volta nella storia della Repubblica che il provvedimento più importante dell’anno viene presentato alle Camere all’ultimo minuto, votato sulla base di una fiducia, senza che nessun parlamentare abbia potuto vederlo, discuterlo e modificarlo. Una violenza alla democrazia parlamentare senza precedenti, dal momento che le opposizioni non hanno potuto nemmeno intervenire ed esercitare la funzione di controllo sui conti pubblici che gli è stata assegnata – conclude – a garanzia della democrazia”.

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