NAPOLI – Il contributo di Roberto Saviano alla lotta alla camorra? Nessuno. Ha solo scritto un libro, scopiazzando testi altrui, su un problema conosciuto dai tempi del fascismo e analizzato nel dettaglio in un processo, Spartacus, ormai concluso quando Gomorra fu pubblicato. Non lo dice uno qualunque ma un generale dell’Arma dei Carabinieri che porta addosso (lui sì) le stimmate di una vita sacrificata alla lotta all’illegalità e alla disumanità. Il ricordo di Carmelo Burgio resta indelebile nella mente dei casertani. Dal 2004 al 2008 è stato a capo del comando provinciale dei carabinieri di Caserta, in uno dei periodi più delicati, sul piano del contrasto alla camorra dei Casalesi e non solo.
Saviano icona della anti-camorra? Io resto ai fatti come li ho vissuti. Un libro di successo e una condanna per plagio… pare abbia scopiazzato… non sono io a dirlo ma una sentenza.
Contributo di Saviano alla lotta alla camorra in quegli anni? Parlo per me e i CC di Caserta: non pervenuto. Come le temperature di Sofia durante la guerra fredda… Magari comunque altri hanno avuto di più dalle sue esternazioni… non saprei. Ad ogni modo nel 1927 il Pcm in carica, nel celebre discorso, spiegava a tutta l’Italia che le mafie serie, allora, erano nella Terra dei Mazzoni (Castelvolturno), nell’agro aversano e in Sicilia. Quindi manco questa è stata una scoperta di Saviano. Se poi aggiungiamo che Gomorra esce a processo Spartacus concluso, dopo il duce del fascismo lo aveva detto anche altra gente, fra magistrati e Forze dell’Ordine”.
Ma non è stato certo l’unico, Burgio, a esprimere perplessità sugli effetti di Gomorra sul contrasto alla cultura camorristica e sulla diffusione della cultura della legalità. Anche padre padre Maurizio Patriciello, parroco anticamorra del Parco Verde di Caivano, rispondendo alla domanda rivoltagli da uno studente a Campobasso, sulle critiche di Saviano per la visita del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Caivano, affermò: “Non so per quale motivo il libro ‘Gomorra’ abbia avuto un successo mondiale, visto che di libri sullo stesso argomento ce ne sono tanti. Saviano ora vive in America e ogni tanto torna in Italia, ma se permette a Parco Verde ci sto io. Lui in questi anni l’ho invitato tante volte, ma non è mai venuto. Lo ha fatto solo una volta a intervistarmi tanti anni fa, quando ancora non era famoso. Invito i ragazzi a leggere il libro ma un conto è scriverne uno e poi fare un film, un conto è insistere con una serie tv. Quei modelli sono stati ripresi dai nostri ragazzi, sono tutti fatti con lo stampino. Si insiste con l’immagine del camorrista che ha i soldi, gli abiti firmati e le auto di lusso. Per questo la serie televisiva non ha fatto bene”. Così anche Franco Cutolo, padre del giovane Giovanbattista Cutolo, ucciso da un giovane criminale a colpi di pistola, dichiarò al Corriere del Mezzogiorno: “L’apologia del mondo violento in cui si crede che finire a Nisida sia un divertimento è un danno gravissimo. Un’epopea del male che si alimenta. Come per Gomorra, diventano modalità vincenti da adottare per chi non ha strumenti culturali per distinguere tra il bene e il male”.
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I pm: l’antimafia non mitizza i boss
NAPOLI (uc) – A parte il copia-incolla degli articoli di Cronache, c’è chi, a 17 anni dalla pubblicazione di Gomorra, si sta ancora chiedendo cosa abbia scritto Roberto Saviano in quel romanzo che non fosse già stato rivelato da Cronache e dagli altri giornali locali. O chi sia stato arrestato grazie alle “scottanti” rivelazioni dello scrittore.
Non è dato saperlo ma, qualcuno obietterà, Saviano ha avuto comunque il merito di far conoscere il fenomeno camorristico all’intera nazione e questo è di per sé cosa positiva, perché ha innalzato il livello di allerta sul fenomeno. Beh, alcuni autorevoli interventi sul fenomeno Saviano sono davvero illuminanti su quale sia stato, secondo i tecnici, il contributo dello “scrittore” alla lotta alla camorra e alla diffusione della cultura della legalità.
Prendiamo Catello Maresca (© foto LaPresse/Gerardo Cafaro 21/07/2016), che da magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia (fu lui a catturare il boss dei Casalesi Michele Zagaria, dopo 16 anni di latitanza) spese queste parole in un intervento pubblico: «Direi a Saviano che nella terza edizione (della serie tv, ndr) si dovrà pensare anche a rappresentare un personaggio positivo: uno di quelli che combatte contro quell’orrore, altrimenti si fa un cattivo servizio. O almeno scriverei all’inizio, come si fa per le sigarette, nuoce gravemente alla salute, in modo che uno si rende conto del pericolo che può essere insito nella visione. Quello che rappresenta la serie è un orrore. Purtroppo è anche un errore narrativo; racconta una realtà senza rappresentare l’altra parte. Dispiace che non si ricordi alcun poliziotto o carabiniere».
Anche Federico Cafiero De Raho (© foto Mauro Scrobogna/LaPresse 23-05-2023), all’epoca capo della procura di Napoli e oggi presidente della Direzione Nazionale Antimafia, dichiarò all’Ansa: «In Gomorra vediamo i camorristi che esercitano il potere della camorra e della violenza ma non si vede mai lo Stato che interviene, che reagisce e reprime. Non si vede mai un professore né un alunno, qualcuno che si impegna, non si vedono le associazioni. Ma che realtà è quella? E’ una realtà che dimostra effettivamente quello che avviene sui territori o è solo un settore per far conoscere cosa è la camorra? Ma se così è, quel settore deve necessariamente integrarsi con tutti gli altri settori: cultura, repressione, prevenzione, associazionismo, scuola».
Netto anche il giudizio del procuratore Antimafia Nicola Gratteri, quando fu messa in onda la terza stagione: «Qualche grande personaggio che si definisce intellettuale dice che vogliamo censurare la cultura – dichiarò al giornalista Paolo Conti, del CorSera – Io invece sono preoccupato perché i bambini si nutrono di queste porcherie. Oltre a fare il magistrato, io sono seguito da migliaia di persone per le quali sono un modello. Ciò significa che devo stare attento a quello che dico e a quello che faccio. Se so che scrivendo un romanzo, una sceneggiatura o qualsiasi altra cosa posso nuocere al comportamento dei ragazzi quel prodotto non lo faccio, altrimenti sono uno spregiudicato o un ingordo che vuole solo guadagnare soldi. Negli ultimi tempi, dagli eroi positivi destinati alla sconfitta si è passati ai boss protagonisti di storie più o meno ispirate a fatti veri. Vediamo un mondo abitato da paranze assetate di sangue, senza alcun margine di redenzione. Alla fine, i personaggi positivi sono uomini di potere, uomini di parola e uomini che sanno imporsi. Ma sempre criminali».
Giuseppe Borrelli (© foto LaPresse/Marco Cantile, 24/05/2017), procuratore aggiunto e capo della Dda di Napoli, non fu meno diretto: «Gomorra è una rappresentazione tranquillizzante, limita la percezione del nostro fenomeno mafioso. La camorra oggi dovrebbe essere rappresentata per quello che è, molto diversa da dieci anni fa. Fornire quella rappresentazione folcloristica è pericoloso».
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Plagio in Gomorra, la Cassazione decide sui soldi
NAPOLI (uc) – La causa per plagio intentata da Cronache di Napoli e di Caserta contro Roberto Saviano e la Arnoldo Mondadori Editore torna davanti alla Corte di Cassazione per la terza volta. Sul tavolo della sezione specializzata in materia di proprietà intellettuale la questione della determinazione del risarcimento che lo “scrittore” e il suo editore, ovvero la famiglia Berlusconi (Marina Berlusconi, figlia di Silvio, è infatti il presidente della società editrice) dovranno corrispondere alla Libra Editrice, cooperativa che edita Cronache.
Gli utili realizzati in violazione del diritto
La Corte di Appello di Napoli, infatti, nella sua ultima pronuncia ha fatto ricorso al criterio equitativo per la determinazione dell’importo. Ma la Libra Editrice ha deciso di impugnare la decisione, evidenziando il fatto che la Corte di Cassazione ha indicato a più riprese la necessità che si tengano in dovuta considerazione gli utili realizzati da Saviano e Mondadori in violazione del diritto. La causa giunge così al settimo grado di giudizio, un caso unico nella storia della Repubblica italiana. Ci sono però alcuni punti fermi. Innanzitutto è stata definitivamente accertata dalla Corte di Cassazione nel 2015 l’illecita riproduzione degli articoli di Cronache in Gomorra.
Saviano e Mondadori legati a doppio filo
Secondo punto, i rapporti tra Saviano e la famiglia Berlusconi sono granitici. Lo scrittore, infatti, viene difeso in giudizio dagli avvocati della Mondadori e la linea difensiva è la stessa. La società di Segrate, d’altra parte, non ha mai preso le distanze dal comportamento tenuto dal suo autore. Anzi. Gli avvocati della Mondadori continuano ad affermare, negli atti difensivi di Saviano, che lo stesso avrebbe copiato solo una percentuale del libro. Comportamento singolare, se si considera che in teoria il principale danneggiato dalla condotta plagiaria sarebbe proprio la società editrice.
Interessi intrecciati
Ma il romanzo ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, è stato tradotto in quasi 60 lingue diverse, è stato distribuito in circa 160 paesi e da esso sono stati tratti film, serie tv, opere teatrali, audiolibri e via dicendo. Insomma, gli interessi economici di Saviano e della Mondadori sono legati a doppio filo, per non parlare del fatto che è stato proprio il primo libro, Gomorra, a lanciare Saviano come paladino televisivo dell’antimafia.
Diciassette anni di lotta
Da ormai 17 anni la Libra Editrice si batte per far valere i propri diritti contro una delle case editrici più grandi d’Europa, finita nelle mani della famiglia più potente d’Italia. In questi anni sono stati innumerevoli gli attacchi che la Libra Editrice ha dovuto subire da Saviano, supportati dalle principali testate nazionali e in trasmissioni mandate in onda sui principali canali televisivi italiani (Mediaset e Rai).
Stato di diritto e fango
Ma i giornalisti di Cronache non mollano, convinti che in uno Stato di diritto è la legge, e non il denaro o il potere, che trionfa. Finora i giudici della Corte di Cassazione non si sono lasciati influenzare dal fango. La flotta che si occupa del bombardamento mediatico alla Libra Editrice in favore della coppia Mondadori/Saviano ha una potenza di fuoco notevole.
Le bugie dei giornaloni
Basti pensare che quando la Cassazione ha condannato definitivamente i due per plagio, il Corriere della Sera, la Repubblica e il Mattino, affetti da una sorta di allucinazione sincronizzata, hanno riportato la notizia celebrando la vittoria di Saviano. Un episodio inquietante, sottolineato da Dagospia, dal Fatto Quotidiano e dal Sole 24 Ore. Ultimamente alla squadra di picchiatori si è unito anche Avvenire.
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