CASAL DI PRINCIPE – Vincevano le gare d’appalto, ottenevano affidamenti su affidamenti. Perché bravi? Probabilmente anche per quello. Ma per la Procura di Napoli, dietro i loro successi c’era soprattutto l’impegno di Nicola Ferraro, detto ‘Fucone’, ex consigliere regionale dell’Udeur.
Parliamo di imprenditori attivi nei settori delle pulizie (sanificazioni) e della raccolta rifiuti che, secondo i pm Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano della Dda partenopea, riuscivano ad aggiudicarsi numerosi servizi banditi da Comuni e Asl. Come? Sfruttando – è la tesi dell’accusa – proprio i contatti politici di Ferraro, la sua forza mafiosa (è già stato condannato per concorso esterno in associazione camorristica) e un denso giro di mazzette. E ‘Fucone’ – originario di Casal di Principe, ma ora residente ad Arienzo –, in cambio di questo suo impegno, avrebbe ricevuto denaro. Il passaggio di soldi, però, hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, non avveniva in modo diretto, cioè dal titolare della ditta vincitrice dell’appalto all’ex consigliere regionale dell’Udeur, ma sarebbe stato mediato, quasi sempre, da altre due figure: Antonio Moraca e Pietropaolo Ferraiuolo, già presidente del consiglio regionale e zio di ‘Fucone’.
Ad occuparsi della parte relativa alla raccolta dei quattrini sarebbe stato Moraca, originario di Capua, rappresentante di prodotti per l’igienizzazione. Secondo gli investigatori, avrebbe fatto da tramite non per tutte le imprese legate a Ferraro, ma solo per la Rea, la Uniced e l’Artemide Global Service (ad intrattenere i rapporti con le altre – sostiene la Dda – era un altro soggetto di Lusciano).
Moraca si preoccupava di prendere contatti con gli imprenditori e, quando lo faceva telefonicamente, avrebbe utilizzato un linguaggio criptico. Come nel caso di un messaggio inviato a Luigi Rea, uomo d’affari di Caserta, il 19 luglio 2022: “Buongiorno caro. Se sei riuscito a procurarmi quelle magliette e berrettini, passo da te.” Rea inoltra il messaggio ricevuto a una sua parente impiegata in azienda che risponde: “Che abbiamo un negozio?”. Ma Rea la sollecita: “Vedi di procurarglieli.”
I carabinieri, a sostegno della loro ricostruzione, riportano anche un’altra sequenza: Moraca telefona ad Antonio Montanino, anche lui capuano, patron di Artemide Global Service, e dopo essere stato nella sede di questa ditta, chiama un altro soggetto. Il destinatario della telefonata è Pietropaolo Ferraiuolo, annunciandogli che a breve sarebbe passato da lui. I militari hanno accertato che, spesso, quando si recava da Ferraiuolo, Moraca avvertiva poi Nicola Ferraro, dicendogli che era passato dallo “zio”.
A confermare che Moraca si recasse spesso dai Rea è stato un dipendente delle aziende coinvolte che, interrogato dagli inquirenti, ha confermato le chiamate del capuano tese a ordinare e ritirare le “magliette”. Il testimone ha dichiarato di aver visto più volte Moraca entrare negli uffici di Luigi e Giuseppe Rea ed uscirne con delle buste, di cui però non conosceva il contenuto. Per gli investigatori, in quelle buste non cerano capi d’abbigliamento, ma denaro.
L’elemento che, secondo i pm, rafforzerebbe questa ipotesi sono alcune immagini riprese dal sistema di videosorveglianza installato nell’abitazione di Ferraiuolo e acquisite dai carabinieri. I filmati mostrano Moraca che entra in casa dello “zio” di Ferraro, si siede al tavolo, apre una busta gialla e conta dei soldi, mentre Ferraiuolo prende un blocchetto per appunti. Terminato il conteggio, Moraca rimette i soldi nella busta e la consegna a Ferraiuolo, che la ripone in un mobile. Moraca prende l’appunto e se ne va. Questa sequenza, datata agosto 2023, dimostrerebbe – secondo la Dda – il passaggio di denaro dagli imprenditori a casa Ferraiuolo attraverso Moraca. E proprio lì, nei giorni successivi, si sarebbe presentato Nicola Ferraro per ritirare il denaro. Ancora una volta, grazie alle telecamere interne, i carabinieri – nel corso delle perquisizioni svolte nell’ottobre 2023 – hanno acquisito immagini in cui si vede Ferraro entrare in casa dello zio, Ferraiuolo trattenere una parte delle banconote nella busta e Ferraro riporre il resto nella tasca posteriore dei pantaloni.
I carabinieri hanno documentato anche altri accessi presso l’abitazione di Ferraiuolo da parte di Moraca, che avrebbe portato denaro. Durante le perquisizioni, è stata rinvenuta anche documentazione ritenuta utile dalla Dda per ricostruire la contabilità del presunto sistema.
L’inchiesta sul presunto ‘sistema Ferraro’, capace, dice l’Antimafia, di manipolare appalti su appalti, ha coinvolto 34 persone, e per 33 di loro i pm Ranieri e Giordano hanno richiesto misure cautelari.
Tra questi ci sono Nicola Ferraro, accusato di associazione mafiosa, corruzione e turbativa d’asta, per il quale è stato chiesto il carcere;
Antonio Moraca, i fratelli Luigi e Giuseppe Rea e Antonio Montanino, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, anche per loro è stato richiesto il carcere; e Pietropaolo Ferraiuolo, accusato di riciclaggio, per cui è stata chiesta la misura degli arresti domiciliari.
I fratelli Rea rispondono anche di turbativa d’asta (in concorso con l’ex consigliere regionale Luigi Bosco), mentre solo Giuseppe Rea è accusato pure di riciclaggio e istigazione alla corruzione.
A decidere sull’eventuale emissione delle misure cautelari sarà il giudice per le indagini preliminari Marrone del Tribunale di Napoli, al termine degli interrogatori preventivi da lui disposti (ieri si è tenuto l’ultimo slot di audizioni).
Tutti gli indagati devono essere considerati innocenti fino a eventuale condanna definitiva. Non è escluso che lo sviluppo dell’inchiesta o l’eventuale processo possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati dalla Dda.
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