ROMA – Il centrodestra è “condannato a vincere le elezioni”. E anche a stare insieme, perché la coalizione, nonostante le divisioni interne, è ancora in testa ai sondaggi e le amministrative sono alle porte. “Ogni tanto non tutti giocano di squadra, però abbiamo visto che su Milano abbiamo chiuso e l’unità per me vale più di ogni altro ragionamento”, punge Matteo Salvini, che allo stesso tempo rassicura: “Siamo destinati a vincere nel 2023, quindi dobbiamo prepararci a governare insieme e bene per cinque anni”. Resta da capire con quale formula: se la federazione a cui sta lavorando il leader leghista o il partito unico che sogna Silvio Berlusconi. Senza dimenticare che è forte anche la ‘variante G’, nel senso di Giorgia Meloni, che rifiuta entrambe le soluzioni per rimanere fedele allo schema attuale. Quello più vantaggioso per FdI, dato in costante crescita, al punto da contendere il gradino più alto del podio al Carroccio.
Il discorso è comunque apertissimo, anche perché il segretario leghista vorrebbe stringere i tempi del suo progetto: “Spero che l’estate faccia nascere la federazione del centrodestra”, dice a margine dell’assemblea di Noi con l’Italia. L’idea è quella di un soggetto che parta “dal basso, dai territori e dai fatti, nei gazebo in cui si raccolgono le firme per i referendum della giustizia – spiega Salvini -. Nei fatti c’è già, con la raccolta delle firme per i referendum sulla giustizia e la riforma del fisco”. Il perimetro è delineato, dunque. E comprende i partiti che sostengono la maggioranza del governo Draghi.
Un mix tra sovranisti e moderati, anche se Maurizio Lupi lancia due messaggi chiari all’alleato: “Senza il centro il centrodestra non governerà l’Italia”, ma soprattutto “non è solo sottoscrivendo manifesti con Orban che si torna a governare l’Italia”. Un concetto, seppur con toni differenti, ribadito anche dal Cavaliere, nel messaggio inviato a Nci: “Il centrodestra che vogliamo costruire” deve essere “attrezzato non solo per vincere le elezioni, ma per governare godendo della fiducia delle istituzioni internazionali e dei mercati. Perché questo sia possibile, è necessario che abbia una forte connotazione liberale, cristiana, europeista, garantista. Deve essere strettamente ancorato alla grande famiglia dei popolari europei, che noi orgogliosamente rappresentiamo in Italia”.
Per raggiungere l’obiettivo, l’idea è sempre la stessa: un “processo di costruzione del centrodestra unito”, che “sempre più credo debba essere il nostro orizzonte in vista del 2023. Un progetto che – come era logico attendersi – ha suscitato molti distinguo, molti dubbi ed anche qualche contrarietà. Ma credo sarà la forza stessa delle cose a portarci in questa direzione”. Anche se pezzi da novanta di FI non glissano sui possibili intoppi. Anzi. “Lavorare all’internazionale dei sovranisti mentre l’Italia si fa promotrice di una stagione di maggiore integrazione, significa remare contro la collocazione europea dell’Italia”, sottolinea infatti la ministra per il Sud, Mara Carfagna. Mentre il vice presidente degli azzurri in Senato, Licia Ronzulli, ribadisce che il centrodestra è “la casa dei moderati e dei riformatori con un progetto chiaro”. L’orizzonte delle urne, però, resta lontano e in politica due anni sono un’era geologica. E imprevedibile.
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