ROMA – Le forze di polizia non dovranno più informare in anticipo i politici sulle indagini. Lo ha deciso la Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge varata nel 2016 dal governo guidato da Matteo Renzi, contestata dagli addetti ai lavori per mesi.
Magistrati e investigatori avevano infatti aspramente criticato il provvedimento. E’ stato accolto il ricorso presentato dal procuratore di Bari: per la Consulta quella legge lede le attribuzioni costituzionali del pubblico ministero.
La disposizione doveva evitare sovrapposizione fra le forze di polizia
“I vertici delle Forze di Polizia adottino istruzioni affinché i responsabili di ciascun presidio di polizia interessato trasmettano alla propria scala gerarchica le notizie relative all’inoltro delle informative di reato all’autorità giudiziaria, indipendentemente dagli obblighi prescrittidalle norme del codice di procedura penale”, era questo il testo della legge bocciata dalla Consulta. Il suo obiettivo era quello di evitare sovrapposizioni (o doppioni) tra le forze di polizia ottenendo così un efficace coordinamento informativo. Il fine della legge è stato riconosciuto dalla Corte. La disposizione è stata però ritenuta lesiva delle attribuzioni costituzionali del pubblico ministero. Questa ultime sono garantite dall’articolo 109 della Costituzione
Il provvedimento rischiava di compromettere le indagini
Giuseppe Volpe, il procuratore di Bari, aveva attaccato il governo quando aveva inserito la legge all’interno del decreto che accorpò la Forestale all’Arma dei carabinieri. Il procuratore del capoluogo pugliese, però, aveva spiegato che era andato oltre la delega ricevuta dal Parlamento e che in questo modo aveva praticamente abrogato (o almeno in parte) il segreto investigativo. Questo, secondo Volpe, avrebbe potuto fortemente corrompere l’andamento delle indagini. Il caso era tornato alla ribalta con le fughe di notizie in merito all’inchiesta ‘Consip’. Vicenda che ora rischia di far finire a processo l’ex ministro dello sport Luca Lotti e Tullio del Sette, generale dell’Arma.