ROMA – Prima i campionati ma in caso di mancato completamento della stagione varrà la classifica al momento dell’interruzione. Mentre le serie A attende disposizioni dal governo e la Figc è pronta ad allungare la fine della stagione fino al 2 agosto per avere ampio spazio di manovra, il calcio europeo è chiamato a mettere sul tavolo i primi paletti e valutare ogni opzione possibile.
Come agire in caso di stop in anticipo dei tornei è una delle principali linee guida tracciate alle 55 federazioni dall’esecutivo della Uefa che ha ribadito la priorità dei tornei nazionali rispetto a Champions ed Europa League tenendo però presente gli altri scenari (tra cui nuovi format) che potrebbero verificarsi qualora il coronavirus continui a tenere sotto scacco le Leghe.
Privilegiare la conclusione dei tornei nazionali è la priorità assoluta e su questo punto due sono gli scenari: all’ipotesi che prevede che i campionati e le coppe procedano in parallelo ce ne è una seconda per la quale i campionati vengano completati prima della ripartenza di Champions League ed Europa League, prevista per agosto, come di fatto già annunciato nelle settimane scorse. Ma è in caso di stop che l’Uefa intende agire senza che si creino tentennamenti chiedendo alle Federazioni di selezionare le squadre qualificate alle Coppe 2020-2021 basandosi sul merito sportivo emerso nel campionato 2019-2020.
Un’opzione che la stessa Serie A, compatta sulla ripresa, non vorrebbe prendere in considerazione ma che è chiamata comunque a valutare. La procedura per la scelta dei club dovrebbe basarsi “su principi obiettivi, trasparenti e non discriminatori”, come sottolinea l’Uefa. Le Federazioni nazionali e le Leghe dovrebbero altrimenti avere la possibilità di decidere le posizioni finali nelle loro competizioni nazionali, “tenendo conto delle circostanze specifiche di ciascun torneo e la determinazione finale dei posti idonei per le coppe dovrà essere confermata dagli organi competenti a livello nazionale”.
La confederazione europea di fatto si riserva il diritto di valutare o rifiutare ogni candidatura. Questo scenario estremo ma evidentemente necessario fa ipotizzare che alcuni campionati non siano in grado di concludere la propria stagione. La Serie A sta attendendo un segnale dal governo per poter avviare, nella tanto attesa ‘fase due’, il piano che prevede la ripresa degli allenamenti, in base al protocollo medico scientifico ancora da approvare dall’esecutivo. Ma la call interlocutoria di ieri tra i ministri Spadafora e Speranza e i vertici del calcio non esclude un ulteriore allungamento dei tempi almeno per quanto riguarda gli allenamenti collettivi si potrebbe dover attendere fino a metà maggio.
La Figc, nel gioco di incastri, gioca di anticipo e sposta al 2 agosto la data limite per il campionato “nel pieno rispetto delle raccomandazioni ricevute dalla Fifa e dalla Uefa, nelle more delle decisioni del Governo e del necessario approfondimento che Leghe e Aic faranno in tempi brevi per la definizione del prolungamento dei contratti in scadenza al 30 giugno, come sottolinea la Figc.
Con i tempi che si allungano il calcio dunque è sempre più sotto pressione e lo stesso presidente del Coni, Giovanni Malagò, è tornato a ribadire l’esigenza per il pallone di un piano di riserva. “Vediamo quello che succede, è meglio avere la certezza di un piano alternativo che non è il massimo ma rappresenta un punto fondamentale, che invece scommettere tutto su un campionato che si riapre ma soprattutto sulla certezza di un campionato che finisce”, ha detto il numero uno dello sport italiano sottolineando che “sarà un caso ma tutti gli sport hanno preso decisioni diverse dal mondo del calcio e sono state tutte decisioni sofferte. Ma sono state prese”.
Gravina però ribadisce la sua linea
“Il mondo del calcio sta lavorando incessantemente e in maniera responsabile per trovare soluzioni concrete e sostenibili alla crisi. Anche per questo merita rispetto, invece di essere strumentalmente utilizzato per polemiche destituite di qualunque fondamento”. (LaPresse)