ROMA – “Non se ne può più. Credo che ormai i calciatori di colore se lo aspettino quando scendono in campo e il senso di tutto questo è ridicolo. Il gesto simbolico dell’inginocchiarsi era fondamentale, perchè le persone si devono rendere conto che adesso bisogna dire basta. Ma quel gesto prima delle partite ormai è stato dimenticato, non importa più niente a nessuno. Bisognerebbe farlo sempre. Magari lo facessero per ogni partita”. Così a LaPresse Andrew Howe, lunghista e velocista azzurro di origine statunitense, in merito all’ultimo episodio di razzismo che coinvolge il mondo del calcio, facendo riferimento all’iniziativa Black Lives Matter (BLM), in cui alcuni giocatori si inginocchiano prima delle partite di calcio.
“Oltre al gesto dell’inginocchiarsi bisogna trovare anche delle altre soluzioni, magari chiudere le curve, le tifoserie, lo stadio. Ormai ci sono le possibilità per intervenire, individuare le persone e sanzionarle a dovere. Oggi ci sono troppi estremi, bisogna trovare il centro che si è completamente perso. Bisogna sempre denunciare, chi fa il razzista deve subirne le conseguenze”, ha aggiunto. “Questa cosa va insegnata da sempre, fin da piccoli. IL calcio è uno sport che fa ‘rosicare’ facilmente e la prima cosa che vanno a trovare le persone ignoranti è insultare e sfociare tutto nel razzismo. La gente pensa che dire queste cose sia pure ‘fico’, ma sono ridicoli e fanno pena. Serve fare qualcosa. L’ignoranza è grande. E non ce ne rendiamo conto abbastanza. Il calcio è lo sport nazionale per eccellenza ed è un po’ lo specchio della nostra popolazione. E’ una situazione che va avanti da troppo tempo, si deve sanzionare in modo serio e duro. E’ tutto ridicolo e fa ribrezzo”, ha concluso.
(LaPresse)