TORINO – C’è lo zampino di un ex viola a infrangere i sogni di gloria della Fiorentina. Non il giocatore più atteso della vigilia, Dusan Vlahjovic, bensi Federico Bernardeschi, futuro in bianconero in bilico (è in scadenza di contratto a giugno) ma uomo partita nel successo che permette alla Juventus di staccare il pass per la finale di Coppa Italia. E incrociare l’Inter per la quarta volta in stagione, in un’altra sfida che assegna un trofeo dopo la Supercoppa Italiana dello scorso gennaio.
La conclusione da fuori del centrocampista di Carrara poco dopo mezz’ora indirizza la gara su cui Danilo mette la ciliegina nella ripresa, in pieno recupero, a tempo scaduto. Il 2-0 di Torino certifica la superiorità della Vecchia Signora, che si è dimostrata più abile ed esperta a leggere i momenti del match in una gara da dentro o fuori. La Fiorentina ha giocato con coraggio, idee e determinazione, ma dopo la partenza sprint e una volta incassato il gol di Bernardeschi non ha mai dato impressione di poter riprendere la partita e riaprire il discorso qualificazione.
L’approccio al match degli ospiti è spavaldo e garibaldino e costringe i padroni di casa a una gara subito in difensiva. I sussulti non mancano fin dalle prime battute, quando Cabral mura sulla linea il tiro del suo compagno Torreira dopo un’uscita avventurosa di Perin, contrastato da Martinez Quarta. Sul fronte opposto l’intesa Morata-Vlahovic – Dybala e Cuadrado partono dalla panchina, dentro dal 1′ c’è Bernardeschi a formare un 4-4-2 più compatto – è da perfezionare ma si rivela comunque produttiva visto che il serbo per due volte viene fermato efficacemente da Dragowski.
Il portiere polacco però è protagonista in negativo poco dopo la mezz’ora, quando spiana la strada al vantaggio bianconero uscendo a vuoto sul cross di Morata, sporcato di testa da Biraghi ma raccolto da Bernardeschi: l’esterno in scadenza a giugno fa tutto bene e con un tiro a spiovere indirizza la partita. La Fiorentina infatti, che già da qualche minuto aveva perso il mordente iniziale, fatica a quel punto a costruire grattacapi dalle parti di Perin. Ikoné e Nico Gonzalez non trovano gli spazi, Cabral è inghiottito dalla difesa, le mezzali non riescono a inserirsi.
Nonostante il possesso l’unico pericolo costruito dai toscani arriva grazie a un pallone perso nella propria area da De Sciglio, che Cabral con caparbietà tramuta in un tiro respinto da Perin. Nella ripresa il copione è lo stesso del primo atto, anche se la pressione viola risulta più efficace. La Juve si rintana nel proprio fortino forte del vantaggio: in ripartenza sa far male, come in occasione del palo colpito da Zakaria su invito di Vlahovic, ma dietro soffre e rischia grosso sull’incornata di Martinez Quarta, deviata d’istinto da Perin, sula torsione a lato di Nico Gonzalez e infine sulla punizione di Biraghi a lato di un soffio.
Allegri percepisce il pericolo e a quel punto decide di attingere dalla panchina e giocarsi il jolly Dybala. La mossa ridà un po’ di vigore alla manovra bianconera, e non a caso arriva il raddoppio di Rabiot che il Var annulla per fuorigioco. La Fiorentina resta in partita ma nella corrida finale – a parte un colpo di testa a lato di Cabral – è la Juventus a dar l’impressione di avere più energie. E non a caso a chiudere i conti a tempo scaduto con la zampata di Danilo su invito di Cuadrado, a certificare la superiorità della Vecchia Signora e il pass per la finale di Roma.