TORINO – Una notte indimenticabile, per la squadra e tutto il popolo partenopeo. Il ritorno del Napoli in Champions League dopo due anni di assenza è semplicemente da sogno. I ragazzi di Spalletti demoliscono il Liverpool, piegato da un poker (4-1) che matura in un primo tempo di dominio e in una ripresa di gestione. Da grande del calcio europeo, da gruppo navigato ed esperto ad affrontare questo tipo di partite.
Invece il Napoli è una squadra giovane, sbarazzina, in costruzione, che ha perso alcuni totem in estate (tra cui Mertens, in tribuna per sostenere da vicino il club di cui è rimasto tifoso) ma che Spalletti sta plasmando nel migliore dei modi. La serata del Maradona mette in mostra le nuove stelle dei campani e un gioco spettacolare e corale. Un rebus che i Reds, tre finali di Champions negli ultimi quattro anni, non sono mai riusciti a risolvere. La corazzata di Klopp non è partita bene in campionato, deve far fronte a diverse defezioni, ma resta una delle nobili di questa Champions League. E come tale si presenta a Napoli senza timori reverenziali, giocando a viso aperto e da favorita.
I padroni di casa però escono meglio dai blocchi di partenza, colpendo un palo dopo appena 45 secondi con Osimhen, bravo a scappare alle spalle dei due centrali. Può sembrare un episodio estemporaneo, ma così non è ed appare chiaro dopo cinque minuti, quando Milner respinge di mano un tiro di Zielinski. Il polacco non trema dagli undici metri, e la partita si fa subito in salita per gli ospiti. Che non riescono a imporre il loro ritmo né il loro gioco, e dietro subiscono di continuo le imbucate degli avversari, con Kvaratskhelia e Osimhen quasi sempre imprendibili.
Il Napoli ‘fa’ il Liverpool costruendo occasioni a cascata: Osimhen conquista un rigore (pestone di van Dijk) ma si fa murare da Allison, poco dopo Kvaratskhelia calcia a porta sguarnita ma trova sulla propria strada la respinta di van Dijk. Le due chances mancate potrebbero riportare dentro la partita un Liverpool irriconoscibile, troppo brutto per essere vero, svagato e arruffone. Invece Di Lorenzo e compagni hanno il merito di non disunirsi e di insistere ancora, giocando a pallone con ritmo e senza pensieri.
Il raddoppio matura dopo la mezzora e porta la firma di Anguissa, dominante ed elegante in mezzo al campo, dopo una rapida triangolazione con Zielinski che mette in ginocchio la disastrosa retroguardia ospite. Il Napoli poco dopo perde il suo faro Osimhen per un guaio muscolare, ma la notte del Maradona è magica per tutti e anche il suo sostituto, Simeone, al primo pallone toccato fa centro, non facendo rimpiangere il bomber nigeriano. Kvaratskhelia fa ammattire Gomez sulla fascia, crossa in mezzo per l’argentino che da due passi insacca e scoppia in lacrime dalla gioia.
Le possibili insidie della ripresa, dopo la prevedibile sfuriata di Klopp negli spogliatoi, vengono subito sventate da Zielinski, che in tempo zero trova il poker che chiude definitivamente i conti. Praticamente con un tempo in anticipo. Simeone trova il polacco che spara addosso ad Alisson ma è lesto sulla ribattuta, con un tocco sotto delizioso e letale. Il Liverpool accorcia subito le distanze con una magia di Ruben Dias, che beffa Meret con un tiro a giro sul palo più lontano. Unico lampo rosso in un mare azzurro di emozioni.(LaPresse)