MILANO – La notte più buia del Toro sembra aver portato consiglio. La panchina granata avrà presto un nuovo padrone: la disfatta di Lecce coinciderà con la fine della gestione di Walter Mazzarri. La riscossa auspicata dalla società non è arrivata: già messa a forte rischio dalla tremenda sconfitta con l’Atalanta, peraltro arrivata dopo il ko con il Sassuolo e seguita dal flop in Coppa Italia con il Milan, il destino dell’allenatore toscano si è deciso sotto la grandinata (intesa come gol) del Via del Mare. Dove si è vista una squadra smarrita, svuotata, incapace della benché minima reazione. Priva di anima: la peggior colpa di cui può macchiarsi una squadra che nel dna dovrebbe avere il tremendismo. E se pure l’uomo simbolo di questo Toro, Andrea Belotti, si piega all’andazzo generale, allora significa che la strada non ha davvero uscita. Ergo: la squadra non segue più seguire le direttive dell’allenatore e l’allenatore non è più in grado di individuare una terapia. “Un atteggiamento di rassegnazione e questo non è accettabile”, ha commentato Antonio Comi, unico volto del club a presentarsi ai microfoni a Lecce. “E’ il momento della riflessione”, ha annunciato il direttore generale. Posizione confermata dal direttore sportivo Massimo Bava all’arrivo all’aeroporto di Caselle, nella notte.
La decisione
Parole che in sostanza preannunciano al cambio della panchina: questa la decisione maturata dai colloqui tra il presidente Urbano Cairo e i suoi collaboratori. Le prossime ore, dunque, segneranno i titoli di coda di un’avventura, quella di Mazzarri, iniziata nel gennaio 2018, quanto il mister livornese venne chiamato in sostituzione dell’esonerato Sinisa Mihajlovic. Un matrimonio che nelle premesse doveva durare a lungo, l’insediamento di un profilo con esperienza internazionale, una scelta, insomma, che confermava la volontà di Cairo di compiere un ulteriore step, mettendo stabilmente nel mirino la partecipazione alle Coppe. Europa effettivamente assaggiata da Mazzarri nella stagione successiva, seppur grazie all’esclusione del Milan per le vicende legate al fair play finanziario. Esperienza stoppata dal Wolverhampton nella sfida decisiva per l’accesso alla fase a gironi. E il ritorno in Europa era l’obiettivo fissato dal Toro ai nastri di partenza di questa stagione, nonostante un mercato non proprio esaltante. Il paradosso è che, nonostante le undici sconfitte già rimediate in campionato e i tanti – troppi – punti lasciati per strada, il sesto posto resta distante appena cinque punti. Distanza che con un girone di ritorno dal passo ruggente si potrebbe anche riuscire a colmare, ma per l’impalpabile Toro di questi tempi sembra davvero un obiettivo lontano anni luce.
Il successore
Si vedrà se il cambio della guardia porterà la scossa sperata. Il nome balzato in pole in queste ore per il dopo-Mazzarri è quello di Moreno Longo, vecchia conoscenza del mondo torinista che lo ha visto crescere da giocatore nelle giovanili. Salvo colpi di scena, sarà l’allenatore che con la Primavera granata ha vinto uno scudetto e una Supercoppa di categoria ad assumere la guida della prima squadra: per l’ufficialità servirà attendere la risoluzione del contratto che lo lega ancora al Frosinone. Il ruolo di Longo, che era in ballottaggio con Gianni de Biasi, altro ex, dovrebbe essere inizialmente quello del traghettatore: firmerà un contratto fino al 30 giugno, poi si vedrà. Intanto, c’è da risollevare un ambiente ormai sprofondato nella depressione. Non sarà impresa facile. Al nuovo allenatore, che martedì dovrebbe dirigere il primo allenamento al Filadelfia, non verrà chiesta la luna, ma solo di spronare Belotti e compagni a disputare una seconda parte di stagione dignitosa. E far tornare a battere il cuore Toro.
di Attilio Celeghini