NAPOLI – Contratti di governo sempre in bilico, ‘manine’ che fanno litigare Lega e 5 Stelle, la Campania che affonda così come il consenso di Vincenzo De Luca. Elementi che garantiscono, in questa fase politica, un certo vantaggio al centrodestra in vista delle prossime Regionali. L’ex governatore Stefano Caldoro è perfettamente consapevole dell’opportunità che potrebbe crearsi. Ma sedersi ed aspettare la data delle elezioni non può bastare. Il capo dell’opposizione al Centro direzionale invita a guardare oltre l’alleanza di forze di centrodestra: “Credo fortemente nella costruzione di un partito unico”, ha spiegato nel corso della sua intervista a ‘Cronache’.
Lo scenario politico che si è delineato in questo momento è una grande chance per il centrodestra, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. In che modo le scelte del governo stanno incidendo sull’elettorato del Mezzogiorno?
Mettere insieme due programmi così diversi e pensare di rispettarli entrambi è stata una valutazione sbagliata e velleitaria. L’azione del governo sta producendo l’aumento dello spread, che ha un effetto pratico sul tenore di vita, sui mutui, sui prestiti, sul costo del denaro. Per le famiglie diventa tutto più complicato e c’è persino chi comincia a perdere il capitale investito. Credo che alla fine questa alleanza di governo si dimostrerà insostenibile. Noi, comunque, dobbiamo lavorare per recuperare l’unità politica e organizzativa del centrodestra, che deve essere rilanciato e ricostruito attraverso i partner che storicamente fanno parte della coalizione.
Forza Italia può essere ancora partito guida della coalizione o bisogna reinventarsi?
Penso che il progetto unitario debba essere la vera guida. Nelle forme possibili, ovviamente. Oggi c’è una parte del centrodestra al governo e una parte all’opposizione, ma bisogna guardare oltre e studiare soluzioni quanto più inclusive possibili, con un programma comune, fatto di alcune grandi battaglie che l’area moderata ha portato avanti, come l’abbassamento delle tasse, le grandi infrastrutture, la semplificazione, la difesa della vita. Questa base va rafforzata.
Pensa a un partito unico?
Sono un sostenitore del modello americano, dove c’è un sistema bipolare. Lì ci sono forze politiche che hanno una storia di secoli e sono integre nonostante la crisi dei partiti nel mondo. E’ un modello molto efficace. Non sono partiti verticali che hanno una oligarchia di controllo verticale, bensì forze con una base di lettura sociale orizzontale, sono plurali, hanno dentro tutte le energie che hanno la rappresentanza di forze locali, territoriali, civiche, di componenti persino etniche, e che compongono questi grandi movimenti. Che io pensi che questa sia la strada giusta lo dimostra il fatto che sono stato, da socialista, uno dei fondatori del Popolo della Libertà.
Ritiene questo ancora uno schema valido, nonostante i 5 Stelle abbiano imposto un tripolarismo di fatto?
Certo. Il tripolarismo c’è stato, in una fase, anche in America. Ma sono situazioni momentanee. Anche la parabola dei 5 Stelle, non avendo ancoraggi europei, sarà breve. Le forze politiche storiche hanno una loro legittimità che prevale nel tempo. Attenzione, parlare di progetto unitario non vuol dire che non si debba lavorare per rafforzare la propria casa.
Bisogna sostenere con convinzione le battaglie di Forza Italia. Però questo non significa che ci fermiamo qui e non guardiamo la luna, e con questo rispondo a chi fa polemica con me su questo tema. Non penso ad un partito unico che nasca con le annessioni e con un leader che si impone. Va tutto rimesso in discussione con una costruzione graduale. Non credo che Berlusconi, rispetto ai tempi del Pdl, abbia realmente cambiato idea. Bisogna lavorarci.
Lei ha dato disponibilità a rimettersi in gioco alle prossime Regionali, ha avuto riscontri da parte delle forze politiche per cominciare ad avviare un percorso in questa direzione?
No, attenzione, non ho dato disponibilità in maniera personalistica, non l’ho mai fatto in vita mai. Anzi, sconsiglio a chiunque di porre una propria candidatura in questi termini. Sono, però, parte di un progetto politico in Campania, non solo perché sono stato governatore.
Mi fa piacere, in ogni caso, che nel centrodestra ci sia un riconoscimento ampio di un giudizio positivo nei confronti dei nostri 5 anni a Palazzo Santa Lucia. In tanti si sono dovuti ricredere. Persino autorevoli commentatori del mondo della sinistra hanno fatto marcia indietro. Oggi sono il capo dell’opposizione, vedremo cosa accadrà. Siamo un’unica squadra, che deve avere alcuni punti fermi molto chiari. Non c’è spazio per le ambizioni personali, ma solo per un percorso coerente nelle idee. Non si può non partire dal riconoscimento del lavoro fatto nel mio periodo da governatore. Poi decideremo tutti insieme i ruoli. Di una cosa sono certo: vinceremo le prossime Regionali.
Il fronte ampio che lei immagina, vedrà anche la partecipazione della Lega?
I sondaggi che abbiamo a disposizione ci danno largamente in vantaggio, con punti di distacco sui 5 Stelle. Il Pd non è proprio in gioco, al momento. E’ evidente, però, che si vinca soltanto restando uniti. La Lega è una componente costitutiva della coalizione, ed è un partito in grande salute. Non si può negare l’evidenza. E’ in salute anche al Sud e questo lo valuto positivamente. Ora questa crescita deve essere funzionale alla grande partita nazionale, perché senza il Mezzogiorno l’Italia non riparte.
De Luca, da esponente migliore del Pd in cerca di identità, ammicca a Salvini e cerca di corrergli dietro su temi che prendono alla pancia gli elettori. Lui, però, ha già governato. E’ una strategia che funzionerà?
Guardando i sondaggi, la situazione è chiara. De Luca riesce a fare anche peggio rispetto ai dati disastrosi del Pd. Credo che, alla fine, il Pd sarà costretto a scegliere un candidato diverso.
Quindi De Luca non lo vede neanche in campo nel 2020?
Per logica il Pd dovrebbe scegliere diversamente. Guardare al futuro senza cambiare nulla, sapendo che la partita è già persa, sarebbe un errore.
Come trova la Campania oggi rispetto a quella che aveva lasciato da presidente della Regione su temi chiave come sanità e trasporti?
Governare non è facile. Farlo senza risorse è ancora peggio. Non voglio buttare la croce addosso a nessuno. Al netto di questo, è evidente che la situazione sanitaria è peggiorata. Si vede nelle valutazioni del Ministero, così come nella realtà di fatto: basti pensare alla situazione delle barelle e quella del 118. Le innegabili difficoltà hanno riportato la Campania a riprendersi l’ultimo posto. Noi eravamo arrivati al terzultimo. Non c’è da esultare per questo, certo, ma è meglio che essere ultimi. Bisognava lavorare per raggiungere metà classifica, non per ritrovarsi di nuovo in fondo.
Sui trasporti stendo un pietoso velo. Quando Vetrella guidava il comparto, avevamo una settantina di treni viaggianti sulla linea Circumvesuviana. Oggi siamo stabilmente sotto i 60, dopo aver toccato la punta negativa di 48 treni in funzione. Ma non è tutto. E’ peggiorata anche la situazione dei rifiuti ed è stata aperta un’inchiesta sugli incendi dell’anno scorso sul Vesuvio. Un disastro di proporzioni mondiali. Le indagini stanno dimostrando che ci sono state colpe, o addirittura dolo, da parte della Regione che non ha approvato il piano antincendio e la convenzione con i vigili del fuoco, come avveniva con noi al governo. Perché non è stato fatto? La Procura sono certo saprà fare chiarezza.
Su Ctp, che rischia il fallimento, si poteva fare qualcosa in più?
Sta fallendo anche Anm, se è per questo. Va premesso che c’è da far fronte al taglio dei finanziamenti nazionali, al Sud arrivano meno risorse e questo pesa non poco. Non è colpa solo di chi governa oggi. Però si poteva evitare questa situazione. Si sono dati soldi soltanto all’Eav, ben 600 milioni, quando invece potevano essere distribuiti diversamente. La società regionale si è salvata, Ctp e Anm sono sull’orlo del baratro. Le risorse, secondo me, bastavano per tutti. Perché alcune società vengono considerate di serie A e altre di serie B? E’ un interrogativo che mi pongo da tempo e che ho posto anche al sindaco di Napoli, che è anche leader della Città metropolitana.
E cosa le ha risposto?
Ha detto che De Luca si è fatto fare una legge a favore da Renzi. Ma, al suo posto, avrei fatto ricorso al Tar contro la legge, per bloccare il decreto. E mi sarei rivolto alla Corte Costituzionale. Non si reagisce solo a parole. Quella legge è incostituzionale, ma non è stata impugnata. Non è responsabile, però, solo il sindaco che non ha difeso la sua città. Sulla vicenda ho registrato una totale assenza dei sindacati. Quelli che si occupano dell’Eav hanno prevalso sugli altri. Un segnale di grande crisi del sistema.
A proposito di De Magistris, che giudizio dà del suo operato? Pensa sarà in campo alle Regionali?
Credo non governi bene la città, però devo dire che è una persona coerente. Non si è mai presentato diverso da quello che è. Ha una visione un po’ di rappresentanza populistica, si rivolge a un pezzo della pancia dei napoletani, ma è autenticamente così. E’ una persona perbene, onesta, e difende il suo pensiero, non è opportunista, non gioca una partita di potere e non ha comportamenti clientelari come avviene alla Regione, dove c’è una gestione opaca. Da parte del Comune c’è una visione ideologica, che però non produce buon governo ma mantiene, però, una certa dose di consenso. Mentre De Luca è crollato, De Magistris a Napoli tiene e questo è un dato di fatto. Non saprei se sarà in campo, come e con chi. E’ una scelta che farà lui. Per coerenza, però, non dovrebbe discostarsi dallo schema che lo appoggia al Comune. Alleandosi con Pd o 5 Stelle rinnegherebbe molte delle cose che dice.
Torniamo all’attuale gestione della Regione. Qual è, secondo lei, il punto sul quale la giunta De Luca ha fatto più fatica? Una delle scelte politiche del governatore è stata non affidare settori chiave come l’Agricoltura. E’ stato un accentramento di potere utile?
Voglio essere sempre rispettoso, ho grande stima per alcuni componenti della giunta di De Luca. Sono persone serie, capaci, alcune hanno collaborato anche con me. E’ una giunta che, però, non ha peso politico, non ha autonomia. L’80% delle funzioni della Regione sono in mano al presidente. A prescindere, però, dall’accentramento di potere, sono i risultati che sono molto scarsi. Questa sarà ricordata come la meno efficace, la peggiore, amministrazione da quando è nata la Regione Campania. E non lo dice il capo dell’opposizione, lo dimostrano i dati certificati dagli organi centrali.
Se dovesse tornare al timone di Palazzo Santa Lucia, da dove ripartirebbe?
Da un grande cambiamento delle Regioni. bisogna guardare a un rinnovamento profondo, è un’idea che sostengo da tempo. Abbiamo proposto un referendum popolare con un punto essenziale: quello del riequilibrio delle risorse, della perequazione totale dei fondi almeno sui diritti costituzionali. Il secondo grande tema è il superamento del grande limite amministrativo delle Regioni, costruendo un’unica macroregione del Sud. E’ un processo in corso in tutta Europa. Noi siamo rimasti al 1970.
I primi mesi di governo che effetto stanno avendo, secondo lei, sulla percezione che hanno i cittadini del Mezzogiorno nei confronti del Movimento 5 Stelle, che il 4 marzo ha fatto il pieno di voti al Sud?
In parte è già cambiata, secondo me. La perdita di consenso dei 5 Stelle al Sud si rivelerà inarrestabile, secondo me. Il Movimento si allineerà a una media nazionale, perdendo quota al Sud. Peserà anche quanto avviene con il reddito di cittadinanza. Non c’è dubbio che sia sbagliato per come intendono istituirlo. Io sono per le politiche attive del lavoro, anche col sostegno alla persone. Preferisco il modello di Marco Biagi, con posizioni più riformiste e meno assistenziali. Un sostegno alle fasce deboli ci deve essere, ma non il reddito di cittadinanza che si rivelerà inapplicabile. I 5 Stelle sono andati a studiare il modello tedesco, l’assegno di sostegno. Non è affatto la stessa cosa.
Quali sono le differenze?
In Germania si possono utilizzare i soldi per casa, riscaldamento, cibo ed istruzione, poi i soggetti che li percepiscono vengono aiutati con il lavoro e con i centri di istruzione allestiti nelle case popolari, per fare un esempio. Una misura semplicemente assistenziale è piena di rischi e di possibili errori, e finisce per rivelarsi uno spreco risorse. Quelli che scherzano dicendo che così si regalano soldi a chi ozia sul divano rischiano di non avere del tutto torto.
Si farà promotore del progetto dell’assegno di sostegno?
L’ho già fatto. Lo annunciato quando Berlusconi venne a sostenermi in campagna elettorale nel 2015. Parlai di reddito di salute e assegno di sostegno.
Ci riproverà, quindi?
In termini di proposta politica sicuramente. Sul ruolo valuteremo più avanti.