Lorenzo Fontana è il nuovo presidente della Camera. Poco dopo mezzogiorno il deputato e vicesegretario della Lega incassa 201 voti durante lo scrutinio a Montecitorio, raggiungendo così il quorum della metà più uno dei componenti dell’assemblea. Immediato scatta l’applauso dei parlamentari del centrodestra. Quelli dell’opposizione restano immobili e attaccano senza mezzi termini la scelta della maggioranza, annunciata ieri da Matteo Salvini e confermata oggi da Giorgia Meloni al suo arrivo alla Camera.
Già in mattinata, tra gli scranni, era comparso lo striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin”, sorretto da alcuni deputati fra cui il dem Alessandro Zan. I commessi intervengono per farlo ritirare, ma le polemiche restano. A cose fatte, il segretario del Pd Enrico Letta è lapidario: “Peggio di così nemmeno con l’immaginazione più sfrenata. L’Italia non merita questo sfregio”.
Ma il centrodestra tira dritto e alla fine Fontana otterrà 222 voti. Sono 15 in meno di quelli teoricamente a disposizione della maggioranza in aula, ma poco importa. Spetta a lui lo scranno più alto di Montecitorio. Da cui l’esponente leghista, cattolico di ferro noto per le sue posizioni ultraconservatrici, prende la parola per “rivolgere un primo saluto al Pontefice Francesco che rappresenta il riferimento spirituale della maggioranza dei cittadini italiani e promuove il rispetto dei più alti valori morali nel mondo. A partire dal rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali e che sta svolgendo un’azione fondamentale per la pace”.
L’altro ringraziamento va a Umberto Bossi che, poco prima della seduta, si incontra in cortile proprio con Fontana e lo stato maggiore del Carroccio (il segretario Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti, Riccardo Molinari, tra gli altri) e “senza il quale non avrei mai iniziato la mia attività politica”, lo omaggia il presidente della Camera, arrivando poi al cuore del suo discorso.
“La diversità è ricchezza. Nella diversità risiede la ricchezza dell’Italia e dell’Europa”, dice, osservando invece che “l’omologazione è uno strumento dei totalitarismi, delle imposizioni centrali sulle espressioni della volontà dei cittadini. Il Beato Carlo Acutis disse: ‘Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie’. L’Italia deve dare forza alla propria peculiare natura, senza omologarsi a realtà estere e a culture che non diversificano”.
Quanto al suo nuovo incarico, “la legislatura che sta iniziando dovrà riaffermare il ruolo centrale del Parlamento come luogo delle decisioni politiche”, anche perché “viviamo un momento di grande inquietudine, le istituzioni e il Parlamento in particolare sono un faro di sicurezza e serietà ancor più che in altri momenti storici”.
I leader della coalizione fanno da scudo. Giorgia Meloni esulta: “Buona la prima anche alla Camera. Sono molto molto contenta, procediamo spediti”. Sugli attacchi dell’opposizione per le posizioni pro Putin espresse da Fontana in passato, “se mi dovessi occupare di quello che dice l’opposizione non farei il Governo”, aggiunge la premier in pectore, respingendo anche le accuse di omofobia rivolte al presidente della Camera: “Anche io sono stata definita omofoba perché non sono d’accordo con le adozioni omosessuali e non ritengo di essere omofoba”.
Dello stesso tenore le parole di Salvini, per il quale “chi lo conosce lo apprezza, ed essere cattolico non credo sia un disvalore. Non è pro niente, è pro Italia e quello striscione potevano risparmiarselo”. I partiti dell’opposizione non ci stanno. Vanno in ordine sparso e e ciascuno vota un proprio candidato di bandiera: Cecilia Guerra il centrosinistra, Federico Cafiero de Raho il M5S, Matteo Richetti Azione e Iv. Ma sono uniti contro la scelta di Fontana.
“Fuori dall’Italia qualcuno sarà contento, sicuramente Putin sarà il primo a esserlo”, attacca Letta, mentre dal Nazareno filtra che “tra ieri e oggi si è consumato un ulteriore inquietante slittamento a destra”. Il presidente del M5S Giuseppe Conte si limita a segnalare che “le forze di centrodestra che hanno vinto le elezioni offrono il meglio che hanno dal loro punto di vista. Io con il M5S ho un quadro valoriale e delle idee completamente distanti”.
Mentre il leader del Terzo polo Carlo Calenda chiosa: “Iniziamo male, uno dei più filoputiniani di tutti. La maggioranza propone profili divisivi e inaccettabili”. Intercettato da LaPresse, si scaglia contro il nuovo presidente della Camera anche il deputato Pd Alessandro Zan, secondo cui la sua elezione “rischia di legittimare gli omofobi di questo Paese”.
Candidare proprio Zan, esponente di spicco della comunità Lgbtq+, alla vicepresidenza della Camera in chiave ‘anti Fontana’ è l’idea che emerge in alcuni capannelli dei dem a Montecitorio. Potrebbe rimanere solo una suggestione, ma si saprà la settimana prossima, quando sarà definito il sudoku dei nomi per le altre cariche elettive delle Camere.(LaPresse)