Camerun, liberati i 79 ragazzi rapiti a scuola

Gli Amba boys negano la paternità del rapimento, ma le vittime accusano proprio i separatisti

A motorcycle mechanic poses on his bike wrapped in a campaign poster of incumbent President Paul Biya in downtown Maroua, the regional capital of the Far North Region, on September 28, 2018, ahead of the presidential elections. - Eight candidates are running in the October 7 elections against the 85-year-old president, who has ruled the country for 35 years and is seeking a seventh straight term in office. (Photo by ALEXIS HUGUET / AFP)

YAOUNDE – Tre lunghissimi giorni di prigonia. Poi una luce che si intravede in fondo al tunnel. La luce della libertà in Camerun che hanno rivisto i 79 ragazzi rapiti in una scuola presbiteriana nel villaggio di Nkwen, nella regione nordoccidentale del Camerun, circa 400 chilometri di distanza dalla capitale Yaounde.

La firma secessionista degli Amba boys?

Il rapimento è avvenuto tre giorni fa vicino a Bamenda, la capitale della regione anglofona, teatro di guerriglia e di rivendicazioni di secessione da parte dei gruppi separatisti di lingua inglese, gli Amba boys, provenienti dall’Ambazzonia. Il portavoce dei separatisti ha negato il coinvolgimento del gruppo, mentre un ministro della Chiesa presbiteriana è certo che sono stati loro. Dal ministero dell’Informazione, al momento, nessuna conferma ufficiale, né tantomeno una smentita. I fatti in seguito alla vittoria del francofono Paul Biya alle presidenziali. Un rapimento ‘mediatico’, forse, un segnale lanciato dagli anglofoni contro il nuovo Governo.

I separatisti: “E’ una montatura di Biya”

Rimpalli di colpe. Se da un lato sono stati gli stessi adolescenti rapiti ad affermare, in alcuni video che circolano sul web, che la firma dell’azione criminale è degli Amba boys, dall’altro i separatisti negano il loro coinvolgimento e puntano il dito contro il neonato Governo: “E’ tutta una montatura del presidente Paul Biya  per gettare discredito sulle rivendicazioni anglofone.

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