Camorra ad Afragola, Crisci si dissocia dal clan Sasso-Parziale e ammette in aula le responsabilità

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Alfonso Crisci

AFRAGOLA – Un’aula gremita di imputati, avvocati e uomini delle forze dell’ordine. Un processo di peso, destinato a incidere sugli equilibri della camorra di Afragola e Casoria. Ma, davanti alla Quarta Sezione della Corte di Appello di Napoli, presieduta dal giudice Toscano, è arrivato il colpo di scena che nessuno si aspettava: Alfonso Crisci, uno dei ventidue imputati, ha deciso di rompere il muro di silenzio. Con voce ferma, l’imputato ha reso dichiarazioni spontanee, ammettendo le proprie responsabilità e, soprattutto, annunciando di volersi dissociare dal clan. Un atto che, nelle dinamiche di un processo per criminalità organizzata, assume un significato profondo: non
solo un passo indietro rispetto al passato, ma anche un segnale lanciato agli altri imputati e al territorio da cui tutto è partito. “Mi impegno
a non commettere più reati”, ha detto Crisci, parole che hanno spezzato la tensione e lasciato un silenzio carico di attesa nell’aula. La Corte ha deciso di rinviare il processo al 15 ottobre 2025, concedendo agli imputati la facoltà di valutare la strada del concordato. Una possibilità che potrebbe cambiare la traiettoria del dibattimento e aprire a riduzioni di pena, qualora altri decidessero di seguire la via intrapresa da Crisci.

Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia avevano già delineato un quadro nitido della presunta organizzazione criminale dei Sasso-Parziale: un’articolazione del clan Moccia, radicata nel rione Salicelle e capace di imporsi su Afragola e Casoria. Un clan giovane, aggressivo, che avrebbe fatto ricorso sistematico a violenza e intimidazione: dalle ‘stese’ per marcare il territorio al racket delle estorsioni, fino alle rapine a mano armata contro commercianti e imprenditori locali. Al centro, un business che rappresenta da sempre il motore economico della camorra: il traffico di stupefacenti. Secondo la ricostruzione della Dda, i gruppi guidati dalle famiglie Sasso e Parziale avrebbero esercitato un monopolio nel rifornimento delle piazze di spaccio del rione Salicelle, estendendo la cessione al dettaglio di droga ad Afragola e nei comuni limitrofi.

A sostegno del loro potere, un arsenale che – secondo gli inquirenti – comprendeva armi da fuoco di ogni genere, persino da guerra, pronte a essere utilizzate per mantenere il controllo del territorio. Sul banco degli imputati siedono nomi che, per gli inquirenti, rappresentano l’ossatura del gruppo: Giovanni De Pompeis, Cristian Luongo, Pietro De Filippis, Antonietta Parziale, Veronica Parziale, Gennaro Aristarco, Vincenzo Corsini, Luigi Grieco, Carlo Castellacci, Raffaele Fusco, Antonio Raucci, Michele Bizzarro, Domenico Marrone, Federico Maldarelli, Ciro Sannino, Antonio Mosella, Pasquale Varriale, Vittorio Parziale e Giuseppe Sasso, oltre a Crisci. Un processo imponente, che vede impegnato un ampio collegio difensivo composto dagli avvocati Dario Carmine Procentese, Luigi Poziello, Luca Pagliaro, Maurizio Capozzi, Gaetano D’Orso, Maurizio Silvestro, Michele Caiafa e Lucio Coppola.

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