Camorra afragolese, stipendi ai Moccia in cambio di potere

di Francesco Celardo

AFRAGOLA – Il clan Moccia si era allontanato da Afragola, ma aveva passato lo scettro delle attività illecite della cosca Bizzarro-Barbato al rione Salicelle. La parola d’ordine era quella di pagare i senatori che hanno fatto la storia del clan Moccia ovvero Francesco Favella, detto ’o cecce, Domenico Cimini detto Mimmuccio ’o prevete, reggente su Arzano, e Anselmo Vitucci alias Francuccio ’o muscio.
Gli stipendi dovevano essere pagati mese per mese. Per il resto, la cosca del rione Salicelle poteva fare quello che voleva. Gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli lo hanno raccontato in modo chiaro e senza giri di parole come i Moccia si erano si allontanati, ma la gestione criminale era solo passata di mano.

Le indagini hanno chiarito come le riunioni con i fratelli Moccia con i Barbato venivano raccontate da un incensurato (adesso pregiudicato) che tra i mesi di febbraio e dicembre del 2017, nel ricostruire episodi di chiara natura mafiosa, si sottolineava l’estrema vicinanza ai vertici del clan Moccia nonché la maniacale riservatezza e attenzione che lo stesso Mariano Barbato doveva tenere come tutti gli altri sodali per evitare di risalire alla famiglia Moccia. Da questo sodalizio, emerge – secondo le indagini – che i referenti del clan erano diventati oltre a Mariano Barbato, anche Nicola Luongo, e di riflesso per scala gerarchica Vittorio Parziale e Giuseppe Sasso, le cui attività illecite sono state da sempre appannaggio del clan Moccia. Le quote estorsive pari a circa 100 euro al mese, proventi dalle varie attività illecite tra cui lo spaccio della droga.

Alle stesse piazze presenti su Afragola tra cui quelle della famiglia Iorio e quella di Palmentieri, detto ’o puorc, veniva intimato di comprare la droga solo ed esclusivamente da gruppo salicelliano, specialmente la vendita di cobret. “Fate quello che volete ma non ci pestate i piedi”. Una sorta di ordine perentorio da parte dei padrini afragolesi sul quale non hanno mai fatto passaggio. Chi riceveva il bastone del comando, aveva oneri e onori. Lo scoppio della lite tra il Giuseppe Sasso e Vittorio Parziale starebbe nel fatto che, una volta scarcerato Sasso, Parziale, (uomo di Nicola Luongo), lo avrebbe limitato nei poteri. Sasso poteva solo gestire una piccola parte della vendita degli stupefacenti, e delle estorsioni relegandolo a ruolo di mero rapinatore. Scelta ,questa, che al rampante 27enne dall’indole criminale non stava per nulla bene. E siccome tra i due gruppi vi era la disponibilità di tantissime armi, come kalashnikov e pistole, l’ipotesi di una guerra tra bande era più che concreta. Sia Parziale cresciuto nelle file di Nicola Luongo e Giuseppe Sasso cresciuto nella famiglia Bizzarro-Barbato, (uomo di fiducia di Mariano Barbato divenuto reggente dopo l’arresto di quest’ultimo), si sono via via acuite tensioni mai sopite. Tensioni non allentate grazie alla mancanza dei senatori del clan Moccia definiti i cosiddetti “saggi o mediatori” che avevano il potere di mediare sui fatti. L’assenza stava per generare quella che si poteva tranquillamente definire la nuova guerra di sangue degli afragolesi.

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