CASAL DI PRINCIPE – Le estorsioni, lo spaccio di droga e i furti di auto: per incrementare i guadagni illeciti e rimpinguare le casse del clan Casalesi, Davide Grasso, 52enne originario di Santa Maria La Fossa, aveva deciso di diversificare le sue attività criminali sul territorio. E tra le azioni delittuose pianificate, i carabinieri sostengono ci fosse anche il progetto di svaligiare un negozio del Decumano, centro commerciale situato lungo l’Appia a Vitulazio.
“Dobbiamo vedere di fare qualcosa di soldi per Tonino (Mezzero, storico esponente del clan, tornato in libertà dopo circa 24 anni in carcere)”: sono le parole pronunciate da Grasso mentre si trovava in compagnia di Michele Bifulco, 58enne di Casal di Principe, e del fratello Gennaro. Durante questa riunione, Grasso riferisce ai due germani di aver effettuato un sopralluogo nell’area dove avrebbero dovuto colpire. Tuttavia, l’uomo appariva cauto: “[…] Dobbiamo far passare cinque, sei giorni. […] Se andiamo tra sei, sette giorni prendiamo quarantamila”.
Nel corso della conversazione, datata 29 novembre 2022, emergono anche aspetti organizzativi del colpo: per trasportare la merce, avrebbero utilizzato una Fiat Tipo e un furgone nella disponibilità di un certo “Andrea”. Inoltre, era fondamentale contare su due basisti, un uomo e una donna: “Un regalo alla ragazza che lavora dentro, al ragazzo, poi prendiamo una parte… la diamo a loro”. Gli obiettivi del furto sarebbero stati denaro e capi di abbigliamento.
Altri dettagli, per i carabinieri rilevanti, sono emersi da un’intercettazione del 12 dicembre 2022. A colloquiare sono sempre Grasso e i fratelli Bifulco: “Stasera viene il ragazzo che lavora là dentro. […] Devo sapere solo dove sta la cassetta dei soldi, se si devono prendere anche i panni ci vogliono dieci minuti”. E Michele Bifulco aggiunge: “Basta che ci dicano dove tengono la cosa sicura (cassaforte, ndr), che andiamo girando a vuoto, ci stanno le telecamere là dentro”. I carabinieri ipotizzano che, oltre ai Bifulco, a partecipare al furto sarebbero stati anche alcuni cittadini albanesi in contatto con Grasso. Ed infatti i militari documentano incontri del fossataro con alcuni di loro tesi ad altri sopralluoghi e raccolte di informazione. Ma, secondo l’accusa, anche altri due soggetti sarebbero stati a conoscenza dell’organizzazione del colpo. Chi sarebbero? I vitulatini Antonio Castaldo e Santo Graziano, marito di Giusy Magliocca (estranea all’inchiesta), assessore al Comune di Vitulazio. I militari hanno intercettato un colloquio, ritenuto interessante dal punto di vista investigativo, proprio tra Castaldo, Graziano e Grasso avvenuto l’11 dicembre 2022 a S. Maria La Fossa. Da questo dialogo emerge il presunto coinvolgimento nel tentato furto di Pietro Di Marta e di un dipendente che avrebbe dovuto fornire dettagli sulla posizione della cassaforte.
Castaldo e Graziano fanno riferimento a un uomo che, nel corso della giornata, doveva incontrare una ragazza, dalla quale avrebbe ottenuto informazioni più dettagliate, notizie poi riferite a Grasso in un incontro programmato. I due interlocutori raccontano di aver incontrato un certo “Salvatore” il venerdì precedente (9 dicembre 2022), il quale avrebbe rivelato che quel giorno vi erano depositati solo settemila euro, e che il giorno 14 avrebbe controllato nuovamente, informando Grasso che per quella data si sarebbero accumulati dai sette ai novemila euro. Questa informazione, hanno ricostruito i carabinieri, aumentava le speranze di Grasso di poter trovare anche venti-ventiquattromila euro, ribadendo che dovevano farsi consegnare la planimetria. “Lui – racconta Graziano – ha detto il 14, però ha detto stasera ha l’appuntamento con lei per vedere come stava la situazione … stasera si fa spiegare e domani viene dettagliato…”.
Nelle conversazioni emergono anche dettagli sui controlli notturni effettuati da un istituto di vigilanza presso il centro commerciale e la rapidità con cui dovevano procedere al furto: “[…] Comunque va a finire che mo qualche volta se la fa la girata la vigilanza, hai capito? Solo quello è, entrano fanno il giro, prendono e fanno tutto quello che devono fare in un niente, hai capito?”.
Tra le informazioni ottenute dagli investigatori, emerge che il titolare del bar collocato nella struttura commerciale avrebbe fornito indicazioni più dettagliate, come la disposizione dei locali e della cassaforte, e l’ubicazione della porta di accesso, informazioni apprese da una “ragazza” sua dipendente.
I carabinieri ritengono di aver raccolto prove per ritenere che Grasso e tre albanesi, uno dei quali identificato in Fiori Zmakaj, e Michele Bifulco avrebbero dovuto realizzare il colpo a un negozio di abbigliamento del Decumano. Tuttavia, il piano non è stato portato a compimento, probabilmente, ipotizzano i carabinieri, a causa dei servizi predisposti che hanno dissuaso Grasso e le altre persone coinvolte, scongiurando l’evento.
Questa circostanza è contenuta negli atti di indagine che hanno portato all’arresto per mafia ed estorsione di Davide Grasso e Antonio Mezzero. Inizialmente in relazione al presunto tentato furto, i carabinieri avevano denunciato Grasso, Zmakaj, Di Marta, Castaldo, Graziano, Alessandro Gazzelloni e i fratelli Bifulco, ma sul punto, a quanto pare, la Dda di Napoli ha deciso di non procedere (almeno non per ora), non sottoponendolo all’attenzione del gip che ha emesso le misure cautelari. Logicamente tutti gli indagati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. La ricostruzione dei carabinieri è da considerare un’ipotesi di reato e quindi è possibile che il proseguo dell’indagine dimostri la non veridicità della tesi accusatoria.
Zmakaj e Bifulco sono indagati anche per ricettazione, Di Marta, invece, per tentata estorsione. Il reato di associazione mafiosa, invece, è contestato oltre che a Grasso e Mezzero, ai nipoti di quest’ultimo, Alessandro e Michele, il fratello Giuseppe (che è stato scarcerato), Gianluca Fulgido, Giovanni Diana e Pietro Ligato. Il reato di pizzo è contestato pure a Carmine Zagaria, fratello del boss Michele, e Carlo Bianco.
Nel collegio difensivo gli avvocati Alberto Martucci, Paolo Di Furia, Angelo Raucci, Mauro Iodice, Raffaele Russo, Carlo De Stavola, Pasquale Diana, Paolo Caterino, Paolo Raimondo e Camillo Irace.
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